La procura di Roma ha inviato al tribunale dei ministri la denuncia presentata il 3 febbraio scorso da Lam Magok Biel Ruei, cittadino sudanese vittima e testimone delle torture del generale libico Osama Almasri – accusato di crimini contro l’umanità ed espulso dall’Italia, dopo la scarcerazione, il 21 gennaio scorso – in cui si accusa la premier Giorgia Meloni e i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. L’invio degli atti avviene nel fascicolo già trasmesso con la denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, in cui si ipotizzano oltre al favoreggiamento anche peculato e omissioni di atti d’ufficio. Il tribunale dei ministri ha già proceduto ad una richiesta di esibizione di atti presso il ministero della Giustizia e Viminale.
Il tribunale dei ministri, lo ricordiamo, nell’ordinamento giudiziario italiano, è una sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni (i cosiddetti reati ministeriali). L’atto della procura di Roma è dunque un atto dovuto in un caso come questo.
“Il Governo italiano mi ha reso vittima per una seconda volta” di “queste atrocità di cui sono testimone”. Sono state le parole di Lam Magok Biel Ruei intervenuto anche in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati lo scorso 5 febbraio.
Lam Magok, che è stato vittima delle torture dell’uomo che era a capo del direttore del famigerato penitenziario di Mittiga, lunedì mattina ha messo a disposizione dei magistrati un atto di nove pagine con una serie di allegati in cui, raccontando della sua vicenda, accusa il Presidente del Consiglio e i capi dei dicasteri di Giustizia e Viminale di “favoreggiamento”.
Nella denuncia l’avvocato Francesco Romeo parla di “inerzia di Nordio” che, a suo dire, “avrebbe potuto e dovuto chiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale”.
A maggio 2022 Lam Magok Biel Ruei, allora 29enne, ha ottenuto la protezione sussidiaria, il permesso temporaneo che la Commissione territoriale concede nel caso ritenga che in patria il richiedente asilo rischi la vita o sia comunque sottoposto a vessazioni. È inserito da tempo nel progetto dell’associazione romana Baobab Experience.