Parteciparono all’assassinio dell’innocente Gelsomina Verde: condannati a 30 anni di carcere Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi. Il processo di primo grado si è chiuso con la determinazione di queste pene
La 21enne fu coinvolta suo malgrado nella prima sanguinosa faida di camorra di Scampia e ammazzata in maniera efferata il 21 novembre 2004 durante lo scontro armato tra il clan Di Lauro e gli scissionisti degli Amato-Pagano.
De Lucia e Rinaldi sono accusati di aver scortato l’auto di Gelsomina con a bordo – lato passeggero – un terzo uomo armato. La ragazza fu sequestrata, interrogata per ore, infine uccisa dai killer del clan Di Lauro perché non rivelò il volto del boss rivale Gennaro Notturno che lei non era in grado di riconoscere.
Secondo la ricostruzione, dopo l’interrogatorio, Ugo De Lucia, già condannato all’ergastolo per il delitto, cugino di Luigi, decise di uccidere Gelsomina Verde e, insieme ai complici, diede fuoco all’auto con il cadavere della ragazza per eliminare le tracce.
Gelsomina Verde frequentava casa della famiglia Notturno per motivi di lavoro e, secondo i killer, era l’unica a conoscere il vero volto del boss, che era stato scarcerato dopo una lunga detenzione ed era finito nel mirino dei Di Lauro. In realtà, la giovane non conosceva il volto del boss, ma i sicari non credevano alle sue parole e la ragazza venne uccisa.
La ricostruzione degli investigatori è stata possibile grazie alle rivelazioni dei pentiti di camorra Pietro Esposito, Gennaro Puzella, Rosario Guarino, Carlo Capasso e Salvatore Tamburrino, l’ex vivandiere della primula rossa Marco Di Lauro, che ha avviato la sua collaborazione dopo aver ucciso la sua compagna Norina Matuozzo.
In aula erano presenti il fratello, Francesco Verde, e la mamma Anna Lucarelli. Parti civili anche la Fondazione Polis e il Comune di Napoli.