In un articolo di Selvaggia Lucarelli per “Il Fatto Quotidiano” sono riportati alcuni estratti della “chat femminista” che vede iscritte, tra le altre, le attiviste Carlotta Vagnoli, Valeria Fonte e Benedetta Sabene. Conversazioni private contenenti insulti a Michela Murgia, Liliana Segre e al presidente Sergio Mattarella.
Vagnoli, Fonte e Sabene, sono state tutte coinvolte in un’indagine per stalking e diffamazione a seguito di due denunce: una da parte di un uomo accusato di essere un “abuser” dopo aver interrotto una relazione con Sabene, e una seconda da Serena Mazzini, social media strategist, che è stata accusata di partecipare a un gruppo di Telegram dove si sarebbero fatti dossieraggi, bodyshaming e revenge porn.
Del caso si occupa la procura di Monza.
I messaggi, riportati da Lucarelli contengono insulti e commenti estremi, come riferimenti a figure pubbliche (es. “vecchia nazi della Segre”, “vecchio di m*** di Mattarella”), richiami a metodi violenti (“metodo Mangione”), e dichiarazioni sulla radicalizzazione del femminismo, definendo la “cancel culture” come “l’arma più potente che il femminismo abbia avuto negli ultimi 10 anni”.
In seguito alla pubblicazione, Vagnoli si è scagliata contro Lucarelli definendo il suo operato “fascista” finalizzato a “punire i nemici”.
Hot Ones Italia Alessandro Cattelan intervista Selvaggia Lucarelli (rai)
Le reazioni
Vagnoli ha replicato a Lucarelli sostenendo che le chat non sono state considerate rilevanti nell’indagine e che “il reato di antipatia non esiste nel codice penale”. La vicenda ha acceso un acceso dibattito sui social, con Lucarelli accusata di fare “processi mediatici”, e in effetti la giornalista non è nuova all’alimentare polemiche a mezzo social, mentre Vagnoli l’ha criticato per aver usato la sua figura per ottenere ulteriore audience.
Tra le persone prese di mira nelle chat anche la giornalista Cecilia Sala, arrestata e poi rilasciata in Iran, e l’avvocata e divulgatrice Caty La Torre. Sala su Instagram commenta: “Ci siamo fatti spiegare le molestie dagli indagati per stalking. Il bodyshaming da quelli che non fanno altro”. Cathy La Torre si rammarica: “Ci sono rimasta molto molto male” parlando della sua amica Flavia Carlini, pure lei animatrice delle chat al veleno. E ricorda che quel che è scritto nella chat “è reato. Si chiama diffamazione. Se fate divulgazione e non sapete nemmeno questo forse è meglio se fate un passo indietro o se rimanete in silenzio”.
E Lucarelli propone una riflessione più ampia: “È il momento di riflettere su come il femminismo radicale metta in pericolo quello sano e necessario”.
