I mercati internazionali temono le politiche aggressive del presidente Trump: i dazi nei confronti dei paesi esteri, in particolare nei confronti della Cina, a cui ha promesso da domani imposte doganali aggiuntive del 10%, dopo quelle già imposte un mese fa. E l’inflazione che ne deriva.
Le borse del Vecchio Continente salgono, incoraggiate dal fatto che i leader europei abbiano accettato di elaborare un piano di pace per l’Ucraina da presentare agli Stati Uniti.
Milano, Londra, Francoforte e Parigi mostrano rialzi tra lo 0,2% e lo 0,7%. Madrid è sotto la parità.
In grande evidenza i titoli del settore difesa. A Piazza Affari il gruppo Leonardo guadagna oltre il 16%.
Le borse asiatiche hanno provato a reagire dopo i pesanti cali di venerdì. Ma se il rimbalzo è riuscito a Tokyo (+1,8%), quelle cinesi sono contrastate. Shanghai è in rosso e Hong Kong di poco sopra la parità, nonostante gli ultimi dati Pmi sulla manifattura cinese, salita a febbraio oltre le aspettative (50,8 da 50,1 del mese precedente) con la produzione e i nuovi ordini che sono cresciuti al massimo degli ultimi tre mesi e l’aumento delle vendite all’estero, anche per gli anticipi delle spedizioni da parte degli esportatori preoccupati per l’entrata in vigore dei dazi.
Domani inizierà la riunione annuale del parlamento cinese, l’evento politico più importante di Pechino, durante il quale il governo dovrà annunciare gli obiettivi economici per il 2025 e quindi la sua risposta a Trump.