Ennesima seduta ad alta intensità per i mercati azionari, da una settimana in balìa delle mosse (e contromosse) del presidente Usa Donald Trump. Le Borse europee, che ieri non avevano beneficiato ancora dell’annuncio della sospensione dei nuovi dazi Usa verso oltre 75 Paesi, giunto dopo la chiusura nel Vecchio Continente, hanno terminato oggi in forte rialzo, rimbalzando dopo i recenti crolli. Milano maglia rosa con un guadagno del 4,73%, seguita da Francoforte (+4,49%), Parigi (+3,83%), Madrid (+4,02%) e Londra (+3,04%). In mattinata, Tokyo aveva archiviato la seduta con il secondo maggiore rialzo giornaliero di sempre (+9,12%).
I mercati, sulle montagne russe da giorni, sembrano, per il momento, aver tirato un sospiro di sollievo dopo che il presidente Usa, con le Borse che crollavano e i rendimenti dei Treasury che schizzavano, non ha potuto far altro che prendere atto del responso di “Wall Street” e fare dietrofront. Nessuna retromarcia, ha però precisato Trump, è “l’arte di fare affari”. Ma non è finita: lo stop solo temporaneo dei dazi e l’intensificarsi dell’escalation con la Cina non fa altro che prolungare l’attuale fase di incertezza che certo non piace ai mercati stessi e lo spettro di una recessione resta all’orizzonte. Del resto Wall Street – che ieri è letteralmente volata dopo l’ultima giravolta Usa sulla guerra commerciale, mettendo a segno rialzi “monstre” come non si vedevano da anni – oggi è già tornata nuovamente a flettere pesantemente (con cali di oltre il 3% a metà seduta). Realizzi certo, ma la volatilità resta comunque alle stelle.
Buone notizie sono giunte dai dati sull’inflazione Usa: a marzo si è registrato il primo calo mensile dal 2020, con il dato annuale sceso più delle attese al +2,4%, alimentando le aspettative di un possibile taglio dei tassi da parte della Fed, anche se è probabile che a dettare la linea saranno soprattutto le decisioni di politica commerciale e il loro impatto su crescita e prezzi. Rovescio della medaglia di un’inflazione in calo e quindi del possibile allentamento monetario sarebbe, d’altra parte, un ulteriore indebolimento del dollaro e anche di questo risente oggi la Borsa Usa.
La guerra commerciale innescata da Trump, coi conseguenti timori di recessione, ha segnato l’andamento delle Borse mondiali delle ultime settimane, con la fatidica data di mercoledì 2 aprile (“Il giorno della Liberazione”) cerchiata in rosso nelle sale operative. L’indomani sui mercati sono iniziati i veri crolli, proseguiti con il venerdì nero del 4 aprile. Nello stesso giorno Trump sui social scriveva: “è un momento straordinario per diventare ricchi, più ricchi che mai!!!”. Per chi scommetteva, senz’altro. I tonfi sui mercati europei e asiatici sono poi proseguiti il lunedì successivo, con tanto di indiscrezioni di stampa, smentite dalla Casa Bianca, secondo cui Trump avrebbe valutato una ipotesi di sospensione di 90 giorni sui dazi. Una “fake news” che invece si è poi verificata.
Dopo tre sedute di crolli, martedì le Borse sono riuscite a mettere a segno un primo tentativo di rimbalzo sulle attese di possibili negoziati sui dazi. Recupero che è durato un solo giorno: ieri Tokyo ed Europa hanno nuovamente registrato pesanti ribassi in quello che sarebbe dovuto essere il giorno dell’entrata in vigore dei dazi Usa, mentre si intensificava l’escalation con Pechino. Poi alle 19 circa, con la Borsa Usa aperta, il colpo di scena: Trump annuncia lo stop per oltre 75 Paesi, innescando un rally “monstre” per Wall Street, proseguito oggi in Asia e nel Vecchio Continente. Fino alla prossima dichiarazione.