Tre anni e sei mesi per Giuseppe Perri, 4 anni per Prospero Fortunato.
I due militari dell’Arma sono stati condannati dal giudice monocratico di Roma per aver dichiarato il falso durante il processo sui depistaggi legati alle indagini sul caso di Stefano Cucchi.
Rispettivamente capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma all’epoca dei fatti, nei loro confronti venivano contestati, a seconda delle posizioni, i reati di depistaggio (per quanto affermato durante le indagini) e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Oltre alla loro condanna, c’è l’assoluzione per un terzo collega, Maurizio Bertolino, all’epoca maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza: per quest’ultimo l’assoluzione è con formula piena in quanto il fatto non sussiste.
Secondo l’accusa, con le loro dichiarazioni gli imputati avevano ostacolato la ricostruzione dei fatti durante il processo Cucchi-ter: in particolare, secondo il pm Giovanni Musarò, gli imputati avevano ”ostacolato” e ”sviato” le indagini con diverse dichiarazioni false, anche durante il procedimento.
Bertolino avrebbe mentito ai suoi superiori: secondo l’imputazione nel 2021 aveva detto di non sapere nulla dell’esistenza, nella stazione dei carabinieri di Tor Sapienza, di un raccoglitore con atti relativi al caso Cucchi. Fatto che invece gli era stato confermato da un collega. Poi, in aula, dopo aver ammesso di essere a conoscenza del dossier, aveva falsamente affermato di aver comunicato tutto ai suoi superiori.
Il capitano Prospero, in servizio al nucleo radiomobile di Roma, secondo l’accusa aveva scritto il falso nel ‘Memoriale di servizio’ del 2 novembre 2018 indicando che un maresciallo e un vice brigadiere, del suo reparto, erano impegnati in altri servizi esterni, mentre l’uno era stato sentito negli uffici della questura e l’altro lo aveva accompagnato.
“Un intero Paese è stato preso in giro per sei anni”, aveva detto il pm Giovanni Musarò in aula lo scorso anno nel processo principale sui depistaggi dove erano già stati condannati otto carabinieri, tra cui degli alti ufficiali.
Stefano Cucchi in una foto con il padre (Ansa)
”Due processi per omicidio. Uno per depistaggi e falsi. Ma il più brutto di tutti era questo. Depistaggi sui depistaggi. Mentre venivano processati esponenti dell’Arma altri loro colleghi venivano in aula a mentire”.
Queste le prime parole a caldo di Ilaria Cucchi dopo la sentenza: ”Forse espressione di un malinteso spirito di corpo? Forse altro? Non lo so. Quello che so è che la differenza – sottolinea la sorella di Stefano – la fanno le persone. E il pm Giovanni Musarò ne è la dimostrazione. A lui il nostro grazie”.