
Il caso Garlasco torna in aula. E, a sorpresa, Alberto Stasi arriva nel tribunale di Pavia dove si tiene l’udienza dell’incidente probatorio del caso Garlasco che vede indagato Andrea Sempio.
“Non credo che parlerà”, ha detto uno dei suoi legali, Antonio De Rensis.
Stasi è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere come unico autore del delitto della fidanzata Chiara Poggi, ma ora la Procura indaga su Sempio per l’omicidio in concorso (con Stasi o ignoti) del 13 agosto 2007.
L’indagine che da mesi è al centro del dibattito mediatico è a un punto cruciale: nel Palazzo di giustizia di Pavia, la giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli coordinerà il confronto tra i periti e i consulenti delle parti, in quello che si preannuncia come un momento decisivo dell’indagine su Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.
Due i macro argomenti sul tavolo: le impronte analizzate nella villetta e le tracce trovate su alcuni oggetti conservati dal 13 agosto 2007 nella spazzatura della villetta di via Pascoli a Garlasco da un lato e l’analisi del materiale genetico trovato sulle unghie della ventiseienne dall’altro.
Le impronte analizzate e le tracce sugli oggetti
Gli approfondimenti sul versante dattiloscopico – affidato ai periti Domenico Marchegiani e Giovanni Di Censo – non hanno rilevato la presenza di Sempio a casa Poggi, frequentata dal 37enne in quanto amico di Marco, fratello della vittima. Nessuna delle circa sessanta impronte è dell’indagato e nella spazzatura l’unica traccia che non riporta alla vittima è il Dna di Alberto Stasi trovato sulla cannuccia dell’Estathé.
Una novità che va contestualizzata con le dichiarazioni rese dall’allora fidanzato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere come il solo assassino.
La perizia “Albani”
È sul Dna che si concentrerà il vero confronto. La perizia Albani, messa a disposizione alle parti già il 3 dicembre scorso, ha consegnato conclusioni che hanno offerto letture multiple.
Se la Procura di Pavia e la difesa di Stasi, rappresentata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, leggono la “compatibilità” tra il materiale sulle unghie e il Dna di Sempio come un elemento che lo colloca sulla scena del delitto, i consulenti del 37enne evidenziano l’impossibilità (decretata dalla stessa Albani) di stabilire se quella traccia – che non è databile, né collocabile sopra o sotto le unghie – è frutto di un contatto con la vittima oppure mediato, cioè ‘trasferito’ per aver maneggiato in tempi diversi uno stesso oggetto.
In questo senso la difesa, gli avvocati Angela Taccia e Liborio Cataliotti, hanno elencato in una relazione quelli che sono gli oggetti – la tastiera del computer, il telecomando del televisore, l’asciugamano del bagno o elementi presenti in cucina – che Sempio avrebbe potuto toccare visto che frequentava casa Poggi.
Per l’esperta, il Dna trovato sulle unghie di Chiara è compatibile, con un indice di probabilità in un caso “da moderatamente forte a forte” e nell’altro caso “moderato”, con quello di Sempio e con la linea genetica paterna. Ma non è possibile stabilire come e quando e se si sia depositato sopra o sotto i margini ungueali. A ciò si aggiunge l’impossibilità di fornire un risultato “certamente affidabile”, non solo perché in questo campo non ci sono certezze granitiche, ma anche in quanto il lavoro effettuato si è fondato sulla rilettura di dati “di aplotipi (non identificativi) parziali misti non sottoposti a consolidamento”.
Sarà, dunque, fondamentale nella battaglia tra le parti, con posizioni già definite, tentare di sciogliere il nodo della validità scientifica o meno degli esami peritali.
Consulenti famiglia Poggi, ‘l’unico dato inedito è il Dna di Stasi’
Nella parte della perizia che ha riguardato le impronte e i reperti della spazzatura è uscito l’unico dato finora “inedito”, ossia la presenza del Dna di Alberto Stasi sulla cannuccia del tè freddo.
Mentre le analisi sul profilo genetico trovato sulle unghie di Chiara Poggi presentano almeno una decina di “criticità” dal punto di vista scientifico, come il fatto che il software utilizzato non è nemmeno tra quelli di ultima generazione. È questo, in sintesi, il contenuto di un elaborato di osservazioni, redatto da Marzio Capra, consulente con Dario Redaelli della famiglia Poggi, depositato in vista dell’udienza per l’incidente probatorio.
Nella relazione di una dozzina di pagine, divisa in due parti (una genetica, l’altra sulle impronte), gli esperti consulenti dei legali Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, che assistono i genitori e il fratello di Chiara Poggi, segnalano che nelle analisi della perita Denise Albani non sono stati valutati i dati “grezzi” ed è stato usato un software del 2005. E per la parte “biostatistica” – anche quella, secondo i consulenti, senza valenza scientifica come la valutazione di “dati non consolidati” – è stato usato coma bacino un database europeo e non italiano.
Nelle valutazioni sulla compatibilità del Dna con quello della linea paterna Sempio, poi, gli indici di probabilità usati – in un caso “da moderatamente forte a forte” e nell’altro caso “moderato” – si basano, sempre secondo le osservazioni dei consulenti, su una tabella del ’98, mentre ne esiste una convalori differenti e che dà minore compatibilità.
Consulenti difesa Stasi, ‘la perita ha valutato il Dna su basi scientifiche’
La perita Denise Albani ha effettuato una sua valutazione chiara e scientifica, ritenendo prima comparabile e poi attribuibile ad Andrea Sempio e alla linea paterna della sua famiglia quel profilo genetico trovato sulle unghie di Chiara Poggi. E poi per avvalorare ulteriormente quella sua valutazione, basata su dati scientifici, ha utilizzato i calcoli biostatistici.
È questo, in sintesi, il contenuto della relazione depositata, in vista dell’incidenteprobatorio davanti alla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, dai consulenti degli avvocati Antonio De Rensis e Giada Bocellari, legali di Alberto Stasi.
Da quanto si è saputo, nel loro elaborato i consulenti, i genetisti Ugo Ricci e Pasquale Linarello, evidenziano, in particolare, la “qualità” del dato documentale di quel profilo genetico. Dalla stessa perizia Albani risulta, infatti, che quel Dna “non è degradato”, come sosteneva invece il perito De Stefano nel 2014, ma che certe valutazioni non possono essere fatte perché le analisi all’epoca non furono effettuate a regola d’arte, perché non furono fatte “delle repliche, ma solo dei tentativi”. E ciò, in sostanza, ha inficiato parte delle valutazioni possibili nella nuova perizia.
Albani, mettono in luce ancora i consulenti, ha ritenuto quel profilo utilizzabile, comparabile – rispondendo al quesito della gip – e ha individuato con una propria valutazione una compatibilità con Sempio. E la biostatistica le è poi servita per “avvalorare” quella sua valutazione. E oltre ad attribuirlo a Sempio, evidenziano i consulenti, ha anche escluso che possa appartenere a Stasi.
In aula spetterà agli avvocati porre le domande tecniche ai periti per chiarire i punti “critici” dei loro elaborati. Una volta discussa e ‘cristallizzata’ la perizia sarà una sorta di punto fermo per le parti. Nessuna valutazione spetterà alla gip Garlaschelli che dovrà solo raccogliere tutti gli elementi di un’udienza che si preannuncia non breve.
L’incidente probatorio sarà l’ultimo passo, salvo sorprese, prima della chiusura indagini della Procura di Pavia guidata da Fabio Napoleone. Solo allora verranno svelati i risultati delle consulenze affidate all’anatomopatologa Cristina Cattaneo per chiarire la dinamica dell’omicidio di Chiara Poggi e al Racis chiamato a tratteggiare il profilo del sospettato.
Elementi che insieme alla traccia 33 (attribuita da chi indaga a Sempio) trovata sulle scale dove viene gettata la vittima, alle testimonianze raccolte e al movente individuato in una presunta infatuazione per la vittima potrebbero portare la Procura a chiedere il rinvio a giudizio per Andrea Sempio.
Il giallo sui monili di Chiara
Il criminologo Dario Redaelli, che della famiglia Poggi è il consulente, ha rivelato di aver fatto delle indagini sugli oggetti che Chiara indossava il giorno in cui è stata assassinata. Una catenina col ciondolo di un dente di squalo, alcuni braccialetti, uno dei quali col nome ‘Chiara’, l’orologio e la cavigliera.
“Sono stati conservati come se fossero delle reliquie e così tutto ciò che aveva avuto a che fare con quella ragazza quel giorno – spiega -. Alcuni di questi oggetti non sono stati analizzati e a noi interessano adesso”.