Definita come una ferita aperta per la giustizia, anche a causa di sopralluoghi inizialmente approssimativi, interrogatori ritenuti irregolari, congetture e ipotetiche ingerenze; il tutto condito da un’informazione a caccia di particolari morbosi e irrilevanti, l’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto durante la notte del 1 novembre del 2007, continua a tenere banco sulle prime pagine dei giornali, oggi come allora, nell’attesa di un ulteriore, forse ultimo, atto della vicenda, legato oggi al processo per calunnia che vede protagonista Amanda Knox.
Il caso
La studentessa Meredith Kercher, originaria di Leeds in Gran Bretagna, venne assassinata nell’appartamento che condivideva con altre tre ragazze, una statunitense e due italiane, queste ultime quella notte assenti. La giovane venne ritrovata priva di vita con la gola tagliata nella propria camera da letto.
Video. L’omicidio di Meredith Kercher, 17 anni dopo: colpi di scena e sentenze contraddittorie
Polizia scientifica davanti alla casa dove e’ stato trovato il corpo della studentessa Meredith Kercher
I protagonisti della vicenda
Raffaele Sollecito, originario della Provincia di Bari, studente universitario in Informatica, 23 anni all’epoca dell’omicidio, fu assolto definitivamente nel 2015.
Amanda Knox, studentessa statunitense in letteratura, 20 anni all’epoca, con Sollecito, conosciuto da appena due settimane, aveva una relazione al momento del delitto, fu assolta definitivamente nel 2015.
Rudy Guede, ivoriano, 21 anni al momento del delitto, subito dopo il delitto lasciò Perugia per la Germania per poi essere arrestato il 20 novembre, dopo che la scientifica riuscì a identificare il suo DNA ed estradato in Italia. Risulta essere l’unico condannato per la morte di Meredith: oltre ai 16 anni per il delitto, Guede è stato condannato a 1 anno e 4 mesi per due furti, in particolare per aver ricettato un computer portatile comprato in un mercatino dell’usato di Perugia, risultati rubati nello studio di un avvocato di Perugia. In carcere, Guede ha conseguito nel 2016 la laurea triennale in Scienze Storiche presso l’università di Roma Tre. Ha ottenuto prima la semilibertà nel dicembre 2019 e due mesi dopo l’affidamento ai servizi sociali con un incarico presso la Caritas di Viterbo e un proprio appartamento in cui risiedere fino alla fine della pena.
Nel caso venne inizialmente coinvolto anche Patrick Dija Lumumba, proprietario del locale dove lavorava Amanda; secondo dichiarazioni di quest’ultima, dimostratesi poi false, egli si sarebbe trovato nel luogo del delitto la sera dell’omicidio. Le accuse si sono successivamente rivelate infondate e la testimonianza inattendibile. A coinvolgere il congolese sono state le false dichiarazioni della Knox e l’errata traduzione di un SMS inviatogli dalla Knox.
Il percorso giudiziario e di accertamento della verità è stato fortemente intricato
L’orario della morte, le sentenze
Per la sentenza del 2009, il delitto avvenne tra le 23 e le 2 di notte (fissando le 23:15 come ora più probabile), mentre secondo la ricostruzione della difesa, accolta dalla prima sentenza d’appello (2011), la morte sarebbe invece da collocare tra le 21:30 e le 22:30, preferibilmente intorno alle 22:15.
Secondo la sentenza del 2014, il delitto avvenne tra le 22:30 e le 23:30 circa: risulterà determinante la circostanza, in quanto potrà rendere valido l’alibi della presenza al computer di Sollecito e la presenza dei due giovani (da essi però negata) in piazza Grimana durante l’omicidio (secondo le sentenze di condanna, tra le 21:30 e le 23:30); pur essendo la piazza molto vicina, la sentenza di condanna del 2014 finì per favorire la tesi innocentista, in quanto, eliminando il riferimento alla mezzanotte e alle 2 di notte, rendeva difficile la consumazione dell’omicidio, che sarebbe stato effettuato in una manciata di minuti.
L’arresto di Knox, Sollecito e Lumumba
Il 5 novembre Amanda Knox viene portata in questura per essere sentita come persona informata sui fatti e solo in seguito venne accusata del delitto assieme a Raffaele Sollecito e Patrick Lumumba, il titolare del bar dove Amanda lavorava. Raffaele Sollecito, che aveva chiamato i carabinieri, si presenta spontaneamente in questura come persona informata per rilasciare la sua dichiarazione, ma viene trattenuto come testimone, poi come indagato, venendo fermato e arrestato assieme alla Knox. Il motivo è che ha dichiarato che si trovava, forse, con la Knox, già accusata, anche se non ricordava molto bene la serata, anche perché aveva fatto uso di marijuana. Afferma, in maniera confusa, che erano a casa sua e non in quella di Amanda, a guardare un film al computer, che risulta difatti usato da qualcuno nel lasso di tempo. Anche le coinquiline e i ragazzi che frequentavano si presentano spontaneamente ma accompagnati dagli avvocati; Knox e Sollecito sono gli unici che si presentano senza legale e con un alibi non solido, cosa che fa decidere alla polizia di trattenerli in stato di fermo.
Secondo quanto appurato, venne impedito a Sollecito di chiamare un avvocato; venne, a suo dire, minacciato e colpito da un poliziotto; gli vennero sequestrati il cellulare e un coltellino tascabile, che però non si rivelerà l’arma del delitto. Secondo il suo racconto, Amanda, che vide brevemente, era completamente sconvolta. A Sollecito venne fatto firmare un verbale in cui lui sosteneva che, la notte del delitto, Amanda era uscita da casa sua durante la notte per andare in via della Pergola. Raffaele e i suoi legali sostennero invece che aveva solo detto che, visto che lui dormiva, non poteva sapere che cosa avesse fatto la ragazza nello stesso tempo, pur sapendo che non poteva essere uscita, perché, non avendo le chiavi dell’appartamento, avrebbe dovuto suonare per rientrare. Questa parte fu omessa nel verbale.
Stando alle sue parole, Sollecito sarebbe stato con Amanda quella sera, ma non a casa di lei. Dalle 21:00 alle 21:30-22:00, lo studente sarebbe stato al computer a guardare un film d’animazione (un episodio dell’anime Naruto), come dimostrerebbe una schermata del PC, quest’ultima prova fu presentata agli atti solo nel 2015. Poi Amanda lo avrebbe raggiunto e sarebbero rimasti lì. In seguito disse che, tra le 21:30 e le 23:30, si sarebbero recati in piazza Grimana (dove furono visti dal clochard Antonio Curatolo; sebbene fosse una discrepanza, era però anche un possibile alibi, nonostante la vicinanza alla scena del delitto), poi di nuovo a casa di Raffaele dove, secondo questi (che nega di essere andato in piazza), avrebbero fatto uso di marijuana, guardato il film Il favoloso mondo di Amélie, preparato e mangiato la cena, infine letto un romanzo della serie Harry Potter e passato la notte insieme (dalle 23:30 circa in poi).Questo sarebbe accaduto mentre la vittima veniva uccisa, in via della Pergola; secondo le perizie informatiche, il pc portatile di Sollecito era comunque rimasto acceso dalle 18:30 fino alle 05:32. I computer di Meredith e Amanda furono invece danneggiati irreparabilmente durante le analisi informatiche degli inquirenti.
Gli interrogatori iniziali non furono registrati e non fu presente nessun avvocato, nemmeno durante le ore seguenti.
![Arresto Rudy Hermann Guede, per l'omicidio di Meredith Kercher](https://www.rainews.it/resizegd/768x-/dl/img/2024/06/05/1717572858750_rainewsTECNAVIAPHOTOGENERALE.jpg)
Arresto Rudy Hermann Guede, per l’omicidio di Meredith Kercher
![Raffaele Sollecito ,accompagnato dalla polizia penitenziaria, per l'udienza per l'omicidio di Meredith Kercher](https://www.rainews.it/resizegd/768x-/dl/img/2024/06/05/1717573523911_rainewsTECNAVIAPHOTOGENERALE.jpg)
Raffaele Sollecito ,accompagnato dalla polizia penitenziaria, per l’udienza per l’omicidio di Meredith Kercher
La “narrazione confusa di un sogno”
Quattro giorni dopo l’omicidio, Amanda descrisse quella notte una presunta scena descritta poi come una “narrazione confusa di un sogno”, dagli inquirenti attribuita alla droga; il pm sottolinea che nella confessione di due ore prima, Amanda ha rivelato che Lumumba Diya, “dopo aver avuto un rapporto sessuale con la vittima, l’ha uccisa” e che il rapporto sessuale “deve ritenersi di natura violenta, considerato il contesto particolarmente intimidatorio”; il 6 novembre il presunto resoconto Amanda venne scritto in un memorandum di cinque pagine, dattiloscritto e poi in seguito fatto firmare alla Knox come parte del verbale, in cui si legge che “Patrick e Meredith si sono appartati nella camera di Meredith, mentre io mi pare che sono rimasta nella cucina. Non riesco a ricordare quanto tempo siano rimasti insieme nella camera ma posso solo dire che a un certo punto ho sentito delle grida di Meredith e io, spaventata, mi sono tappata le orecchie (…) Non sono sicura se fosse presente anche Raffaele ma ricordo bene di essermi svegliata a casa del mio ragazzo, nel suo letto, e che sono tornata al mattino nella mia abitazione dove ho trovato la porta dell’appartamento aperta”. Poco dopo negherà di aver pronunciato queste parole.
Contemporaneamente alla stesura del verbale, la Knox ritrattò però queste dichiarazioni in una lettera che scrisse, questa volta a mano, non appena fu lasciata sola, in cui nega che il “sogno” corrisponda ad un evento accaduto: “Per quanto riguarda questa “confessione” che ho fatto ieri sera, voglio essere molto chiara che sono molto dubbiosa della veridicità delle mie affermazioni perché sono state fatte sotto la pressione dello stress, dello shock, e di estremo esaurimenti; questa ritrattazione di poche ore dopo in cui sosteneva di avere cambiato idea a mente lucida, fu considerata non credibile, fino alla verifica dell’alibi di Lumumba, e quindi verrà denunciata per calunnia.
“Nella mia confusione ero quasi convinta di aver incontrato Patrick. Sotto pressione ho immaginato tante cose diverse, la polizia mi ha suggerito di dire che Meredith era stata violentata, per farmelo dire mi hanno picchiata; sono stata picchiata due volte per farmi dire un nome che io non potevo dare: Patrick (…) Non sapevo se il congolese fosse l’assassino perché io non ero in quella casa ma Lumumba è stato arrestato perché io ho fatto il suo nome, gli agenti volevano testimoniassi contro di lui ma questa cosa non mi piaceva”, ha detto poi Amanda Knox.
Il carcere
Knox e Guede sono stati detenuti nel carcere di Capanne vicino a Perugia; Sollecito, dopo essere stato anch’egli in custodia al carcere di Capanne, è stato trasferito dall’inizio del 2008 presso il carcere di Terni. Guede, dopo il 2010, venne trasferito nel carcere di Mammagialla a Viterbo. Knox e Sollecito hanno scontato quattro anni di carcerazione preventiva.
Le difese di Knox e di Sollecito hanno impugnato le ordinanze di custodia cautelare dinanzi al Tribunale del Riesame di Perugia che ha respinto i loro ricorsi. Poi hanno impugnato la decisione del Tribunale per il Riesame presso la Corte di Cassazione, Prima Sezione penale, che, anch’essa, ha respinto i ricorsi della Knox e di Sollecito.
![Amanda Knox , una degli imputati nel processo per l'omicidio di Meredith Kercher](https://www.rainews.it/resizegd/768x-/dl/img/2024/06/05/1717573416491_rainewsTECNAVIAPHOTOGENERALE.jpg)
Amanda Knox , una degli imputati nel processo per l’omicidio di Meredith Kercher
Raffaele Sollecito ospite a Porta a Porta nel 2019
2010, la condanna in Primo Grado
Knox, Sollecito e Guede vengono rispettivamente condannati a 26, 25 e 16 anni di reclusione. Rudy Hermann Guede, che ha optato per il rito abbreviato, è stato definitivamente condannato per concorso in omicidio e violenza sessuale con sentenza della Corte di Cassazione, Prima Sezione penale, in data 16 dicembre 2010 (in primo grado 30 anni, appello 16). Per gli altri due concorrenti, si è richiesto il processo d’appello. Le sentenze ricostruiscono dettagliatamente le modalità e le circostanze dell’omicidio, definito a movente “erotico sessuale violento”. La sentenza di condanna di primo grado riguardante Sollecito e la Knox, emessa il 5 dicembre 2009 è basata, secondo la Corte, su perizie, riscontri oggettivi e testimonianze.
2011, l’Appello
Il 3 ottobre 2011 la Corte di Assise di Appello di Perugia dopo aver disposto la parziale rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, in parziale riforma della sentenza di primo grado, ha condannato Amanda Knox a 3 anni di reclusione per il reato di calunnia, già scontati, ma ha assolto con la formula di non aver commesso il fatto entrambi gli imputati dalle accuse di omicidio e di violenza sessuale, e per insussistenza del fatto dall’accusa di simulazione di reato (dichiarando la prescrizione dell’accusa di detenzione di arma impropria), e ne ha ordinato conseguentemente la scarcerazione immediata.
La Procura Generale della Repubblica di Perugia si oppose. Il 14 febbraio 2012 viene proposto ricorso per cassazione, con un atto di 112 pagine, articolato in dieci motivi. Il ricorso è rivolto sia contro l’ordinanza del 18 dicembre 2011 con cui è stato disposto il rinnovo dell’istruzione dibattimentale con la perizia genetica perché radicalmente immotivata, quello contro altre due ordinanze e gli altri contro la sentenza, accusando la Corte d’Assise d’Appello di gravi errori logico-giuridici, riconducibili al concetto di “petizione di principio”, alla visione parcellizzata delle prove e all’utilizzo dei soli aspetti che potessero rafforzare le argomentazioni difensive, con completa obliterazione di quegli aspetti che collimavano con l’ipotesi accusatoria.
Knox impugnò la propria condanna per il reato di calunnia, mentre la famiglia Kercher impugnò la sentenza d’appello, chiedendo la condanna degli imputati anche per i reati per i quali era intervenuta l’assoluzione, in particolare per l’omicidio di Meredith.
2013, l’annullamento dell’assoluzione e la nuova condanna
Il 26 marzo 2013 la Cassazione, Prima Sezione penale, ha annullato le sentenze di assoluzione del grado di giudizio precedente, rinviando lo stesso dinanzi alla Corte d’assise d’appello di Firenze. La stessa Corte di Cassazione ha anche respinto il ricorso della Knox contro la condanna per calunnia che è divenuta, così, definitiva.
La sentenza contiene una dura critica sulle illogicità, omissioni e contraddizioni che caratterizzavano la sentenza d’appello. La Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso della Procura Generale di Perugia, a partire dal nesso tra la calunnia per la quale la Knox è stata definitivamente condannata e l’omicidio, per finire alla smentita delle prove disposte nel processo d’appello e alla loro acritica condivisione da parte dei giudici di secondo grado. La Prima Sezione ha fissato una serie di principi di diritto vincolanti per il giudizio di rinvio.
Non vengono, però, disposte misure cautelari, mentre viene riaffermata la presenza del DNA della Knox sul coltello considerato l’arma del delitto, e Sollecito considerato coinvolto per la mancanza di un alibi preciso e le dichiarazioni contraddittorie, mentre resta in secondo piano il DNA sul gancetto, a causa di possibile contaminazione, pur essendo elencato tra le prove. Il movente viene però modificato da movente sessuale a lite per le pulizie in casa tra Knox e Kercher, specialmente a causa del fatto che Guede, secondo i giudici amico di Amanda, avrebbe sporcato il bagno.
2015, l’assoluzione in Cassazione
La sentenza arriva il 27 marzo 2015 dopo 10 ore di camera di consiglio: Sollecito e Knox non hanno commesso il fatto. La ragazza, però, e vede confermata in via definitiva la condanna a 3 anni per calunnia nei confronti di Lumumba, già scontati. La Corte ha inoltre cassato tutte le prove genetiche e viene accolta nuovamente la perizia scientifica del 2011, che stabilì la presenza esigua di un DNA di diversi uomini, di cui uno somigliante ma non identico a Sollecito, sul gancetto, e del solo DNA di Amanda unito a residui di amido di patata sul coltello della casa di Sollecito, mentre l’ipotizzata presenza del DNA della Kercher era da escludere.
Su Sollecito, però, persiste il “forte il sospetto che egli fosse realmente presente nella casa di via della Pergola, la notte dell’omicidio, in un momento però che non è stato possibile determinare”, quindi, data l’assenza di prove sul corpo, tale momento potrebbe essere successivo o precedente all’atto di Guede. L’ivoriano avrebbe quindi commesso il delitto, Amanda avrebbe avuto una “connivenza non punibile” e Sollecito è estraneo al crimine.
Nel Novembre 2021 Rudy Guede esce dal carcere dopo aver scontato 14 anni di reclusione.
![Arrivo Amanda Knox, 05 06 2024](https://www.rainews.it/resizegd/768x-/dl/img/2024/06/05/1717573132397_cop_arrivo_amandaframe.png)
Arrivo Amanda Knox, 05 06 2024