A far paura è la data: l’8 maggio. In quel giorno di nove anni fa Simone Borgese aveva già colpito. Sotto un viadotto di Piana del Sole, sulla strada che conduce all’aeroporto di Fiumicino, il romano, ai tempi 34enne, aveva pestato, violentato e rapinato una tassista.
L’8 maggio di quest’anno, ancora molestie, questa volta ai danni di una studentessa che aspettava alla fermata dell’autobus. Le ripeteva “Dobbiamo farlo e poi ti lascio andare”. Difficile pensare a una coincidenza di date. Sullo sfondo il timore di avere a che fare con uno stupratore seriale.
Faccia da bravo ragazzo, sorridente, spesso ritratto come padre premuroso. Sua madre raccontò delle difficili condizioni in cui era cresciuto, con un padre violento e alcolizzato, dal quale lei stessa si era separata, per i continui maltrattamenti. Dopo la condanna a sette anni e mezzo per lo stupro della tassista, disse di essere pentito. Ma quando le sue foto divennero pubbliche, una 17enne lo riconobbe come autore ancora di un’altra molestia sessuale, avvenuta in un ascensore nel 2014. Per questo fatto l’uomo è stato condannato a 2 anni e 10 mesi.
Meno di un mese fa l’ultima violenza, alla Magliana, non lontano dal luogo dello stupro della tassista. E non lontano da dove vive e dove i poliziotti del Distretto San Giovanni sono andati a prenderlo.