È salito a 7 il numero degli indagati per la strage del bus di Mestre, costato la vita a 22 persone, 14 i feriti. Una strage che si sarebbe potuta evitare. A due anni dalla tragedia la Procura di Venezia ha formalmente chiuso l’indagine, delimitando il perimetro alle sole responsabilità colpose legate alla mancata messa in sicurezza della rampa Rizzardi del cavalcavia di Mestre.
Ad aver ricevuto l’avviso sono 7 tra dirigenti del Comune di Venezia e responsabili del settore manutenzione e viabilità. Ai primi 3 indagati se ne sono aggiunti 4 che in quei ruoli si sono anche susseguiti negli anni. Omicidio colposo plurimo, che i PM Laura Cameli e Giorgio Gava declinano in negligenza, imprudenza e imperizia per non aver monitorato le condizioni del cavalcavia, adeguandolo alle norme di sicurezza. La presenza del varco nel guard-rail – dal quale è precipitato il bus – e lo stato di deterioramento della strada andavano sanati. Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo.
Esce dall’inchiesta Massimo Fiorese, titolare della società proprietaria del mezzo. Per lui stralcio e richiesta di archiviazione. Nelle 8 pagine di avviso non c’è traccia delle concause dell’incidente, come la rottura dello sterzo del bus. Vane in Cina le indagini sul mezzo. Gli indagati e i loro avvocati hanno 20 giorni di tempo per presentare memorie. Poi la Procura deciderà se e quando mandarli a processo.