Un colpo di scena sul caso Garlasco: il Dna di ignoto, è stato “involontariamente contaminato durante l’autopsia”. Lo fa sapere il Procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, in una nota in cui rende conto di una consulenza affidata ai professori e genetisti Carlo Previderè e Pierangela Grignani sul “profilo genetico” sconosciuto trovato su una “garza” utilizzata dal medico legale dell’epoca e dal suo staff, dottor Ballardini, per prelevare “materiale biologico dalla bocca della vittima”
Sul caso – ritornato sulle prime pagine ormai da mesi, e che si avvicina al 18imo anniversario – continua l’indagine della procura. Mentre i dubbi – e nuove ipotesi – continuano ad aleggiare da mesi, con nuove perizie e scontri tra avvocati, in attesa della riapertura del tribunale a settembre. In carcere, resta sempre lui, Alberto Stasi, ritenuto da una sentenza d’appello colpevole dell’assassinio di Chiara Poggi. Una sentenze, che ribaltò le due precedenti che erano di assoluzione, in un incredibile caso giudiziario dove i colpi di scena – ed è storia degli ultimi mesi – sono diventati quasi la prassi.
Delitto Garlasco, un foro piccolo vicino all’orecchio: “Sulla scena del crimine più persone”
son Dossi Garlasco dna uomo (Rainews24)
Il dna maschile ignoto nella bocca di Chiara Poggi sarebbe figlio di “contaminazione involontaria” durante l’autopsia del delitto di Garlasco. E’ risultato avere una “concordanza” con un cadavere che era stato sottoposto ad “autopsia” in un “lasso temporale prossimo” a quella condotta per l’omicidio del 13 agosto 2007

I carabinieri del Ris entrano nella villetta della famiglia Poggi di Garlasco, Pavia, (ansa)
Le indagini e la sentenza di colpevolezza
Ecco gli elementi principali che portarono alla sentenza di condanna di Alberto Stasi: l’analisi delle macchie di sangue “utilizzate per ricostruire le modalità dell’omicidio”, ha “evidenziato” che Chiara Poggi “venne colpita già all’ingresso” della villetta, “ai piedi della scala di accesso al piano superiore”. Fu “trascinata lungo il corridoio verso la porta a libro della cantina” e, poi, il corpo fu “gettato” giù “dalle scale”. Così la Corte d’Assise d’appello nel processo di secondo grado bis che condannò nel dicembre 2014 Alberto Stasi a 16 anni con verdetto confermato dalla Cassazione, ha ricostruito la scena del crimine di Garlasco.
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TG3/Fichera (Rai)
Chiara “Fece entrare una persona che lei ben conosceva e aspettava”
I giudici, nel processo che era stato riaperto dopo l’annullamento da parte della Suprema Corte delle due assoluzioni per l’ex bocconiano, stabilì che i periti dovevano di nuovo ricostruire il “luogo teatro dei fatti utilizzando le moderne tecniche geomatiche, estendendole ai primi gradini della scala che conduce alla cantina e posizionandovi le tracce di sangue presenti sul pavimento”. E’ “pacifico“, scrissero i giudici, che Chiara quella mattina del 13 agosto 2007 “aprì fiduciosa il cancello e la porta di casa dopo averne disattivato l’allarme”. Fece entrare una persona che “lei ben conosceva e aspettava, tanto da non preoccuparsi di accoglierlo in pigiama”.
Garlasco, la ricostruzione di “Chi l’ha visto” con l’esperto di videogiochi sulla tv accesa
Nessun segno di furto o violenza
E pure “l’avere gettato il corpo giù dalle scale induce a ritenere che l’aggressore ben conoscesse anche la casa e la dislocazione dei locali”. Poi, mancavano “segni” che potevano “ricondurre l’aggressione ad un tentativo di furto o di violenza”. Chiara “non si è difesa e non ha reagito affatto”, “a ulteriore conferma del rapporto di estrema confidenza e intimità col visitatore, e del fatto che proprio per questo si fidasse di lui e non si aspettasse in nessun modo di venire da lui così brutalmente colpita”.
Così come – scriveva sempre la Corte – la “univoca direzione, al capo, dei colpi inferti” con un oggetto mai trovato, un martello o un attrezzo da camino forse, è “significativa” di un “rapporto di intimità scatenante una emotività” giustificabile solo “tra soggetti che si conoscevano bene”.
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Delitto di Garlasco (Rainews24)

Delitto Garlasco indagini della Polizia Scientifica (Tg1)

Caso Garlasco 21_05_25 (Tg3)
Gli esami disposti nell’appello bis, anche medico-legali, accertarono pure la “breve durata dell’aggressione”. E’ sufficiente, si legge nella perizia, “un tempo assai breve per determinare la formazione” di una traccia di sangue come quella alla base della scala che porta al primo piano. Dopo aver “tramortito la vittima l’aggressore la trascinava verso la porta di accesso della cantina” ma là, “forse per una sua reazione” la “colpiva di nuovo” alla testa “nello spazio antistante alla porta del corridoio”, considerate “le macchie sullo stipite destro di tale porta”.
Chiara “Ha aperto la porta di casa senza esitare”. Tamponi e Dna ai conoscenti

Caso Garlasco, perquisizioni a Voghera (Tgr Lombardia)

Andrea Sempio accompagnato dai suoi avvocati alla Caserma dei Carabinieri Montebello per tes del dna in relazione al caso Garlasco, 13 marzo 2025 (LaPresse)
Porta davanti alla quale Chiara fu ancora colpita “con violenza”, come dimostrano le tracce di sangue riscontrate sulla scena del crimine. L’omicidio per la Corte durò “pochi minuti”. I giudici ritennero che il “quadro indiziario” a carico di Stasi fosse “stato rafforzato dall’ampia rinnovazione istruttoria”. Come quei “risultati”, tra i vari elementi, che esclusero che lo studente potesse essere entrato in casa, scoprendo il cadavere di Chiara in fondo alle scale, “senza il trasferimento di sangue sulle sue scarpe prima e sui tappetini dell’auto poi”.
La sua “descrizione del ritrovamento del corpo” e “della scena del crimine”, per la sentenza definitiva, era quella che veniva non “dallo Stasi-scopritore” ma da “Stasi-aggressore, che aveva ucciso la fidanzata ore prima, per poi simularne il successivo ritrovamento”.
Timeline del delitto: le mosse dell’assassino nella villetta
Tutti elementi (spesso, come si può leggere, indiziari) sono stati successivamente messi in dubbi dai legali di Stasi, e che ulteriori indagini iniziate con la riapertura dell’inchiesta dalle procura di Pavia, hanno messo ora in discussione.
L’ingresso di Andrea Sempio e la madre in caserma per alcune formalità: le indagini per Garlasco
Gli scenari trascurati e gli errori
Evidenziando, soprattutto, discrasie o evidenti errori nei procedimenti giudiziari, dalla raccolta delle impronte in casa Poggi, alla dinamica delle indagini delle forze dell’ordine all’epoca, con diversi elementi in parte trascurati, o – secondo diversi periti – non seguiti adeguatamente.
Il comunicato della Procura
“A seguito del rinvenimento di un profilo genetico sconosciuto su una garza, utilizzata 18 anni fa dal medico legale per il prelievo di materiale biologico dalla bocca della vittima, la Procura di Pavia ritenendo possibile una contaminazione con precedenti esami autoptici, ha disposto approfondimenti specifici – è scritto in una nota del procuratore Fabio Napoleone -.Tali verifiche comparative, non previste nell’ambito dell’incidente probatorio, sono state effettuate dai genetisti Prof. Carlo Previderè e Dr.ssa Pierangela Grignani, CT del P.M., al fine di evitare eventuali indagini su terzi soggetti”.
La decisione è stata presa per “consentire di concentrare gli accertamenti peritali, affidati alla genetista forense, Denise Albani, il cui operato ha ricevuto unanime riconoscimento da tutte le parti coinvolte per la serietà e la metodologia adottata, sul materiale rilevate”.
“I consulenti del pm Previderè e Grignani – prosegue il comunicato -, hanno comunicato in estrema sintesi quanto segue: ‘Vagliando, di concerto con la Procura della Repubblica di Pavia, la possibilità che tale profilo aplotipico fosse stato originato da una contaminazione involontaria nell’ambito dell’esame autoptico prodotta dall’utilizzo di un supporto non sterile, nello specifico una ‘garza’, e/o di una pinza utilizzata per ‘trattenere’ tale garza ed eseguire il prelievo nel cavo orale, sono stati selezionati i preparati istologici relativi a cinque soggetti di sesso maschile sottoposti ad autopsia in un lasso temporale prossimo all’esame autoptico condotto sulla salma di Chiara Poggi'”.
La comparazione dei profili aplotipici parziali ottenuti dai tessuti biologici relativi ai cinque soggetti di sesso maschile rispetto al reperto 335283-114472 ha evidenziato una “concordanza degli alleli in relazione al soggetto identificato dal codice anonimo 153E”.
Per i consulenti “tale dato, in questa forma incompleta, è suggestivo della provenienza del materiale biologico maschile di cui al reperto 335283-114472 dal soggetto identificato dal codice 153E”.
“Per garantire poi una valutazione più ampia degli elementi raccolti, sia in sede medico-legale sulla vittima – conclude la nota -, sia sul luogo del delitto, la Procura ha incaricato come ulteriore consulente del Pubblico Ministero la professoressa Cristina Cattaneo, Professore ordinario del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, figura di riferimento nel campo dell’antropologia e medicina legale.
Omicidio Chiara Poggi (Tg2)