Sono negativi, ma non dirimenti, i test eseguiti dall’Istituto Superiore di Sanità sui campioni prelevati dal paziente ricoverato a novembre a Lucca, di rientro dalla Repubblica Democratica del Congo.
“I test molecolari finora effettuati – informa l’Iss aggiornando le faq sulla malattia misteriosa che ha colpito il Paese africano – sono risultati negativi per i seguenti patogeni: Arbovirus (Alphavirus, Flavivirus, Rift Valley virus), Lassa virus, virus respiratori (influenza A, influenza B, SARS-CoV-2, rhinovirus, coronavirus NL63, 229E, OC43 e HKU1, parainfluenza virus 1, 2, 3 e 4, metapneumovirus A/B, bocavirus, RSV A/B, adenovirus, parechovirus), Borrelia spp (Lyme group), Borrelia recurrentis LBRF (Louse borne relapsing fever), Borrelia duttoni TBRF (Tick borne relapsing fever), Borrelia TBRF group, Bartonella spp, Erlichia spp, Rickettsia spp, virus del morbillo, Plasmodium spp”.
“Si sottolinea – puntualizza però l’Iss – che la negatività dei test effettuati su campioni prelevati a distanza dall’inizio dei sintomi, insorti mentre il paziente era in Rdc, e dopo la guarigione, non esclude il fatto che la sintomatologia riportata possa essere stata correlata all’infezione causata da uno dei patogeni suddetti. Sono tuttavia ancora in corso le analisi metagenomiche (lo studio delle sequenze di DNA, per un totale di almeno 100milioni di coppie di basi, ottenute con un metodo di tipo “shotgun” cioè non ordinate, da un campione ambientale, n.d.r.) per ulteriori verifiche“.
“L’Italia – ricorda l’Istituto superiore di sanità – ha innalzato i livelli di attenzione ai punti di ingresso portuali e aereoportuali sulle persone provenienti dal Congo, ed è stato istituito, in via del tutto precauzionale, un team di coordinamento tra il ministero della Salute e l’Iss allo scopo di monitorare la situazione e predisporre eventuali interventi. Tutte le misure sono state prese a scopo precauzionale, e non esiste al momento nessuna indicazione sulla presenza, sul territorio italiano, di casi associabile a questo focolaio“.
“Sempre a scopo precauzionale – fa il punto l’Iss – sono stati segnalati dalle autorità sanitarie locali 2 casi di pazienti provenienti dalla Repubblica democratica dei Congo con sintomi simili a quelli descritti nel focolaio di Panzi, che ricordiamo essere in gran parte sovrapponibili a quelli di una sindrome simil-influenzale”.
Dopo il paziente ricoverato a Lucca, che presentava una sintomatologia simile a quella descritta nel Paese africano, e dimesso il 3 dicembre perché guarito, “una seconda paziente di rientro dal Congo, lontano dal luogo del focolaio, era stata ricoverata con febbre presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza a fine novembre. La donna è perfettamente guarita in pochi giorni, e gli esperti Iss hanno suggerito alla struttura ospedaliera di conservare un campione di sangue per eventuali controlli futuri da effettuare una volta individuata una possibile causa del focolaio di Panzi“. Infine, “un ulteriore caso sospetto è stato segnalato in una persona deceduta in provincia di Treviso che aveva viaggiato in Rdc, ma secondo i test effettuati dall’Istituto Lazzaro Spallanzani la causa del decesso è riconducibile ad una forma grave di malaria“.