“‘Ci risiamo, siamo di nuovo dentro’ ho detto ai miei quando è arrivata la notizia. Ti crolla la realtà addosso”. Lo ha detto a Storie Italiane su Rai 1 Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi, oggi di nuovo indagato dalla Procura di Pavia per omicidio in concorso in merito alla morte di Chiara Poggi. “Questa vicenda va su due fronti, quello legale e quello mediatico”, ha raccontato alle telecamere. “Non ricade solo su di me, ma sulle persone che mi sono vicine, un disastro che schiaccia tutti”. “Io e Marco ci siamo sentiti subito il primo giorno, ci diciamo di farci forza e piano piano passerà anche questa”, ha aggiunto. “Non ho fatto del male a Chiara, comprendo i tentativi che può fare la difesa negli anni, però arriva un punto in cui dico basta”.
Andrea Sempio e il suo rapporto con Chiara Poggi
“L’unico ricordo vivido che ho di Chiara è che eravamo in camera sua con Marco e un amico che giocavano al computer. Io ero seduto sul suo letto perché lo spazio nella stanza era quello, e quando è entrata ho pensato che potesse arrabbiarsi perché ero sul suo letto, proprio perché non avevamo confidenza. L’ho incontrata qualche volta a casa, non c’è stato neanche un dialogo, non avevamo contatti”.
Le tracce di Dna sulle unghie di Chiara
“Usavo gli stessi oggetti che usava lei, in camera di lei perché spesso andavamo a giocare lì. La cosa che mi dà da pensare è: ci fosse davvero il mio dna, e pensi che sia finito lì durante un’aggressione – ha aggiunto -, non dovresti averne una parte minima parte che si sa e non si sa e si rileva appena, dovreste averne tanto”.
“L’unica stanza dove di sicuro non sono mai entrato era quella dei genitori, poi in tutte le altre stanze per forza di cose ci sono passato quindi non mi stupirei se ci fosse”.
L’alibi e lo scontrino
E a proposito degli altri dubbi sul suo alibi ha detto: “Lo scontrino è stato rappresentato come un tentativo di costruirsi un alibi. Io ho solo detto che quella mattina sono stato a Vigevano e quello scontrino è una prova che ho detto il vero”. “Avevo tentato di contattare Marco sul cellulare, ma non era disponibile, lui ha confermato che nella zona in cui era c’erano diversi punti senza campo”, ha invece spiegato relativamente alle chiamate a casa Poggi nei giorni precedenti l’omicidio, “Ho fatto tre chiamate a casa per chiedere se ci fosse, e nell’unica vera chiamata, quella da 20 secondi, chiedo anche quando torna. Anche a volerci vedere malizia, che cosa me ne faccio di una chiamata di venti secondi tre giorni prima? Non ci vedo nulla di così utile per voler organizzare un omicidio”.