Era “preoccupato” Giovanni Oggioni, l’ex dirigente comunale milanese ai domiciliari da ieri, quando ad ottobre, intercettato, diceva di aver firmato “cinquanta” convenzioni coi costruttori, per dare l’ok a licenze edilizie che non erano passate per un voto di giunta, previsto dalle norme messe in luce dai pm nelle loro indagini.
Una prassi, quella di esautorare giunta e consiglio comunale, che era avallata anche dai vertici di Palazzo Marino, come quella, creata dallo stesso Oggioni, di bypassare i piani attuativi, con annessi servizi per i cittadini, quando si tiravano su torri e grattacieli. Tanto che la proposta di legge Salva Milano, naufragata ieri dopo che le inchieste sull’urbanistica sono deflagrate con l’arresto e dettagli annessi, doveva servire proprio a sanare queste situazioni attraverso una nuova “interpretazione” delle normative.
Gli sviluppi di questo filone delle indagini, che vanno avanti da oltre due anni, “mi fanno pensare – ha detto il sindaco Giuseppe Sala – che delle mele marce ci siano”. Il primo cittadino vedrà domani l’assessore alla Casa Guido Bardelli, che potrebbe fare un passo indietro. Non solo per quelle chat agli atti tra lui e Oggioni, che cercava di convincerlo a prendere iniziative contro il sindaco e la giunta, da far cadere. Ma anche per la “compenetrazione” tra gli “interessi di Oggioni, quelli dell’assessore Bardelli e quelli degli imprenditori immobiliaristi”, come scrivono i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici nella richiesta di custodia cautelare.
Come ricostruito nelle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, Oggioni, fino a gennaio vicepresidente della Commissione paesaggio, punto centrale del “sistema” di “speculazione edilizia selvaggia”, avrebbe usato “le fitte relazioni e il potere di influenza di cui gode, che continua imperterrito ad esercitare ed affinare su dirigenti e funzionari degli uffici del comune, politici, legali che curano interessi di immobiliaristi”.
È accusato di corruzione, depistaggio e falso e sarà interrogato domani dal gip Mattia Fiorentini; potrebbe scegliere di non rispondere. Avrebbe “dettato” ai “canali politici” la Salva Milano, assieme a Marco Cerri, progettista indagato (per lui e altri due chieste le interdittive e interrogatori il 14 marzo), e avrebbe delineato una sua strategia per cercare di contrastare le indagini, lamentandosi che la giunta scegliesse altre strade. Diceva che se lui “fosse stato al posto di Tancredi”, assessore alla Rigenerazione urbana, “sarebbe andato dal sindaco, avrebbe preso tutte le convenzioni”, le avrebbe “portate in Giunta e le avrebbe fatte validare”.
Sempre dagli atti del pool dell’aggiunta Tiziana Siciliano e della Procura diretta da Marcello Viola, viene fuori che Oggioni, che si circondava di “adepti”, avrebbe “brigato per pilotare le candidature e le nomine dei componenti della commissione per il paesaggio”, facendo “in modo che fossero esclusi i ‘rompicog….'”. E “si batte – scrive ancora la Procura – agendo sottotraccia e subdolamente, servendosi dei suoi fedeli ex funzionari e dell’ordine degli architetti e delle sue aderenze presso i politici” e di Cerri, “molto legato a Guido Bardelli e a Maurizio Lupi”. Avrebbe sfruttato anche “iniziative dei dirigenti” e le “scelte politiche dell’assessore e del sindaco”.
Nelle carte, oltre a saltar fuori pure la quarta indagine, tra i tanti fascicoli sugli abusi edilizi, a carico dell’assessore all’Urbanistica di Torino Paolo Mazzoleni, che risponde come progettista o ex componente della Commissione paesaggio, figura anche un inciso dei pm su Sala. Dopo che Giuseppe Marinoni era stato perquisito da indagato a novembre, il sindaco lo confermò alla presidenza della Commissione paesaggio.
E mentre la Gdf ha acquisito “le dichiarazioni” sull’assenza di “conflitti di interesse” di “tutti i membri delle Commissioni” dal 2015, ossia una sessantina di architetti, spuntano due episodi significativi sul depistaggio. Durante un blitz della Gdf negli uffici comunali del 9 dicembre gli indagati sarebbero riusciti a far sparire, almeno in quel momento, i documenti del “Piano Regolatore” su due aree del centro storico: “via della Zecca Vecchia” e “via Anfiteatro”. E Oggioni sarebbe riuscito a cancellare, mentre i suoi dispositivi erano sequestrati, “cartelle” riguardanti pratiche edilizie indicate come “doc. interni riservati”, oltre ai “verbali del Gruppo di Lavoro”.