Incongruenze e comportamenti poco chiari. Sono diversi gli aspetti che alimentano i dubbi sulla morte di Ramona Rinaldi il 21 febbraio a Veniano, nel Comasco. Sulle prime si era pensato a un suicidio. Il corpo infatti era stato trovato con la cintura dell’accappatoio al collo nel bagno di casa. Ma gli inquirenti hanno battuto più piste.
Martedì, i carabinieri del Ris hanno eseguito rilievi nell’appartamento in cui la donna viveva col compagno: Daniele Re, trentaquattro anni, il primo ad allertare i soccorsi. Nello stesso giorno del sopralluogo, la procura ha indagato il fidanzato per omicidio e maltrattamenti in famiglia. Lui, in quelle ore, risultava irreperibile.
Solo nei giorni successivi, è stato sottoposto all’esame del Dna. Dopo la morte della compagna, aveva preferito sottrarsi al test.
Gli investigatori stanno facendo luce anche sul passato del trentaquattrenne. Nei mesi scorsi si era licenziato. In più, gli era stato revocato il permesso di detenere un’arma a uso sportivo. Persone a lui vicine avrebbero detto che stava attraversando un periodo difficile.
In attesa dei risultati dell’autopsia, è stata autorizzata solo la sepoltura e non la cremazione. Una scelta per consentire eventuali nuovi esami in futuro.