E’ morto all’età di 80 anni all’Hospice Cottolengo di Chieri monsignor Cesare Nosiglia, che fu arcivescovo di Torino dal 2010 al 2022 e amministratore apostolico di Susa dal 2019 al 2022. Era ricoverato nella struttura sanitaria a seguito di una malattia respiratoria. La notizia è stata data dal successore Roberto Repole che celebrerà i funerali venerdì prossimo alle 15.30 nel Duomo di Torino.
“Ho potuto visitare Nosiglia fino all’ultimo giorno e accompagnarlo nella preghiera. Uno dei primi ricordi che affiorano in queste ore è lo stile del suo servizio alla Chiesa e alla città, uno stile instancabile: non si fermava mai, tanti lo ricordano così. Credo che Torino e Susa conserveranno memoria grata del suo desiderio di stare a fianco dei poveri e dei carcerati, dei migranti, dei lavoratori delle tante aziende in crisi: ha cercato di scuotere le coscienze e di mobilitare la solidarietà, penso che sia stato il suo dono più bello”, ha detto Repole, attuale arcivescovo di Torino e vescovo di Susa.
Commosse parole di cordoglio sono arrivate anche da monsignor Alfonso Badini Confalonieri, vescovo emerito di Susa e predecessore di Nosiglia: “Porto nel cuore il ricordo di un pastore buono e innamorato della Chiesa; Susa e la Valle lo ricorderanno con riconoscenza anche per aver posto le basi per l’avvicinamento alla Diocesi di Torino, un cammino di integrazione che è ormai in pieno svolgimento e che prosegue verso l’integrazione delle comunità cristiane”.
“Esprimiamo profondo cordoglio per la scomparsa di Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo emerito di Torino, vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana dal 2010 al 2015, segretario della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica (1995-2000) di cui, dal 2000 al 2005 fu presidente”, scrivono in un messaggio il Presidente e il Segretario Generale della Cei, Card. Matteo Zuppi e Mons. Giuseppe Baturi.
Il profilo
Nato a Rossiglione il 5 ottobre del 1944, provincia di Genova e diocesi di Acqui Terme, Nosiglia si formò nei Seminari di Acqui Terme e Rivoli. Prete dal 29 giugno 1968, proseguì gli studi di Teologia e Sacra Scrittura a Roma (Pontificia Università Lateranense e Istituto Biblico). Il 14 settembre 1991, nominato da Giovanni Paolo II, venne consacrato vescovo dal cardinale Camillo Ruini. Benedetto XVI lo nominò poi arcivescovo di Torino, dove entrò il 21 novembre 2010.
Ha guidato la diocesi di Torino fino al 2022 e nell’ultimo periodo, anche la diocesi di Susa. Dodici anni intensissimi. Stile gioviale e informale, amava definirsi “vescovo, padre e amico”.
La forte sensibilità ai temi sociali lo portò a prendere posizioni pubbliche impegnative nelle numerose aree di crisi che caratterizzarono le vicende di Torino e del Piemonte, negli anni del “lungo addio” della Fiat.
È sua l’immagine delle “due città”: la Torino dei benestanti e dei garantiti e quella, silenziosa e sempre più numerosa, dei fragili e degli emarginati.
Particolarmente attento alla pastorale sociale, fu vicino alle situazioni di crisi di molte aziende della diocesi: ha incontrato i lavoratori – Mahle Martor, Olisistem – partecipato alle assemblee, condiviso l’angoscia. Ha celebrato la messa di Natale davanti allo stabilimento di Riva di Chieri dell’Embraco.
Altro campo forte di impegno fu la Sindone, di cui l’arcivescovo promosse nel 2013 la prima ostensione dedicata ai malati e alle persone in sofferenza.
Negli anni successivi ci furono altre ostensioni che ebbero per protagonisti i giovani, per il loro Giubileo straordinario e poi per l’incontro europeo delle comunità di Taizé, durante il Covid nella primavera del 2020. Fu però con l’ostensione pubblica e generale del 2015 che la Sindone fu collegata a un’azione pastorale che coinvolse tutti, con la visita di due giorni di papa Francesco a Torino.