Eccole le firme “firme palesemente difformi e senza data” oggetto della contestazione più pesante fatta a John Elkann e ai suoi fratelli, Lapo e Ginevra. Sono contenute negli atti che hanno sancito il controllo dell’impero Fiat tramite la società semplice Dicembre, valore stimato 4 miliardi di euro: un’operazione realizzate tra il 2004 e il 2019, ma secondo i pm di Torino viziata da “anomalie”.
Sono parole durissime quelle usate dal gip di Torino per autorizzare i pm, Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti a perquisire gli uffici torinesi e romani dello studio legale di Franzo Grande Stevens, l’avvocato dell’Avvocato Agnelli e custode del suo archivio privato. I finanzieri sperano di trovare i documenti per capire come la cassaforte di famiglia sia passata dalla vedova Marella Caracciolo ai tre nipoti senza pagare al fisco le tasse di successione ed escludendo la legittima erede, margherita, figlia dell’avvocato e madre dei tre.
Due i presupposti che la vedova fosse di fatto residente in Italia e non potesse quindi disporre liberamente del suo patrimonio in caso di morte. E che la cessione di quote non sia avvenuta nel 2004, ma dopo la morte della donna nel 2019. Il primo è dato per assodato dalla procura di Torino, che ha già sequestrato 74 milioni di euro, pari a parte di quanto dovuto per l’eredità nascosta al fisco italiano. Il secondo, quello che riguarda la società che controlla Exor e, a cascata, Stellantis, Juve, Ferrari e il gruppo editoriale Gedi, è oggetto di questa parte d’inchiesta.
E vede indagato anche il notaio remo morone, il terzo professionista che si aggiunge al notaio svizzero Urs Von Gruningen e al commercialista Gianluca Ferrero. Lui avrebbe dichiarato alla camera di commercio l’autenticità degli atti che per i pm sono falsi. Tesi respinta dagli Elkann che hanno ribadito come l’attuale assetto della dicembre rispetti la volontà di Gianni Agnelli
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