Claudio Ercoli, 54enne, ispettore dell’Eni, era tra i feriti più gravi, vittime dell’esplosione del distributore Gpl di via di Villa Gordiani a Roma. L’uomo era ricoverato all’ospedale Sant’Eugenio e sarebbe deceduto per lo shock causato dalle ustioni di III grado riportate sul 55% del corpo.
Nel pomeriggio, invece, i poliziotti che hanno riportato le ustioni più gravi, il vice Ispettore di polizia Marco Neri e l’agente Francesco D’Onofrio, presso il reparto di chirurgia del Policlinico Umberto I, saranno sottoposti a intervento chirurgico per ricostruire le parti del corpo rimaste ustionate.
L’ipotesi iniziale di reato di lesioni gravissime, dopo la morte odierna, verrà rubricata con quella più grave di omicidio colposo. Rimane invece invariata quella di disastro colposo. Nei prossimi giorni verrà effettuata, come disposto dalla procura della Repubblica di Roma, l’autopsia sul corpo di Claudio Ercoli.
Livelli di diossina superiori al consentito ma calate drasticamente in 24 ore
L’esplosione ha comunque “generato diossina”, aveva riferito l’ Arpa Lazio diffondendo i primi dati del monitoraggio dell’aria. Tuttavia, è drasticamente calata in 24 ore la presenza della diossina nell’aria. In particolare, si era registrata la presenza di diossine-TEQ pari a 1 pg/m3. “Per quanto riguarda le diossine, non esiste un riferimento normativo in aria ambiente. L’Oms (nel documento Air quality guidelines for Europe 2000) stima concentrazioni di tossicità equivalente (TEQ) di diossine e furani in ambiente urbano pari a circa 0,1 pg/m3, anche se è elevata la variabilità da zona a zona, mentre concentrazioni superiori a 0,3 pg/m3 indicano la presenza di una fonte di emissione localizzata, ovvero significano che l’incendio ha effettivamente generato diossina” si legge nel documento.
Allo stesso tempo, i dati relativi alla diossina “inducono ad un cauto ottimismo” per merito del “rapido intervento dei vigili del fuoco”, aveva sottolineato in una nota Giuseppe Napolitano, direttore del Dipartimento Protezione Civile di Roma Capitale. “La velocità con cui hanno operato ha consentito di spegnere le fiamme in tempi rapidi e quindi ha ridotto la quantità di diossina sprigionata nell’aria”, dice ancora Napolitano.
Il campionatore è stato installato dai tecnici dell’Agenzia regionale della protezione ambientale e l’attività, spiega Arpa Lazio, è necessaria per verificare la presenza e la quantità di sostanze chimiche inquinanti. Le procedure standard in occasione di incendi prevedono la ricerca di diossine, IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e PCB (policlorobifenili), in quanto si tratta delle sostanze che generalmente possono formarsi a seguito di eventi di questa natura.
Il distributore saltato in aria
È stato un boato impressionante quello che ha scosso il quartiere Prenestino, nel quadrante est della Capitale, alle 8 della mattina dello scorso venerdì. Le immagini che si sono susseguite per l’intera giornata immortalano l’apocalisse che ha travolto la zona, quel che resta del distributore di gpl saltato in aria. Le cause, secondo una prima ricostruzione dei vigili del fuoco, sarebbero da attribuire a un malfunzionamento dell’impianto del gas, un cosiddetto “blif da gpl”, che viene equiparato all’esplosione di una bomba. Una fuoriuscita di gas Gpl durante le operazioni di scarico da un serbatoio a una autocisterna. Prima che si verificasse l’esplosione, che ha causato il ferimento di almeno 50 persone (due in modo grave), era già in corso l’evacuazione dell’area e la messa in sicurezza da parte delle forze dell’ordine per una fuoriuscita di gas che era stata segnalata ai vigili del fuoco.
La devastazione del centro sportivo Villa De Santis dopo l’esplosione
A confermare la potenza della deflagrazione sono state le tante testimonianze dei cittadini, non solo i residenti del quartiere ma anche quelli delle aree limitrofe. “Mentre andavo verso il centro sportivo (De Sanctis, ndr), per accertarmi non ci fosse più nessuno, è esplosa un’ambulanza e ho visto un pezzo di lamiera volare verso la mia direzione – ha detto un 28enne -. Arrivavano pezzetti di metallo, cose incendiate”.
L’esplosione, oltre al distributore, ha coinvolto anche un deposito del 118 dove c’erano diverse bombole d’ossigeno. Per questo i boati uditi dai residenti sono stati più d’uno, probabilmente causati proprio dai dispositivi medici.
Capo vigili del fuoco a RaiNews24: “Forte perdita di Gpl”
“È avvenuta questa forte perdita Gpl, una sorta di petrolio liquefatto che quando esce dal contenitore gassifica e quindi aumenta il proprio volume di quasi 300 volte. Durante le operazioni di rifornimento c’è stata la fuoriuscita di questo gas che poi invaso l’area del distributore e si è innescata, provocando la prima deflagrazione che ha addirittura portato a dei piccoli incendi al di fuori del perimetro dello rifornimento“. Così a RaiNews24 il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, Eros Mannino, ha ricostruito la dinamica dell’esplosione avvenuta a Roma. A quel punto è partita la prima chiamata ai soccorsi ma nel frattempo, ha sottolineato Mannino, “il gas ha continuato a fuoriuscire” e così “è avvenuto il collasso della autocisterna di rifornimento che aveva gran grandi quantità di gas”, provocando “una seconda esplosione più forte”.
L’incidente è avvenuto proprio mentre sul posto arrivava una squadra dei vigili del fuoco, chiamata per un incidente – parallelo all’evento principale – che aveva coinvolto un camion. Le fiamme si sono propagate rapidamente a un deposito giudiziario che si trova alle spalle del distributore e i vigili sono tutt’ora impegnati nello spegnimento.