Il giorno prima del voto per le Elezioni Europee i leader politici fanno il punto e negli ultimi scampoli di campagna (dalla mezzanotte del 7 giugno scatta il silenzio elettorale) le ore sono riempite da commenti, interviste, appuntamenti in piazza. Con il timore di un astensionismo, già annunciato, crescente. Forza Italia ha chiuso la campagna elettorale a Napoli, la Lega in piazza Sant’Apostoli a Roma. Mentre il Pd ha scelto la piazza di Padova e il M5s quella di Palermo.
“È stata una bella campagna elettorale. Ma avrei voluto che si fosse parlato di più di Europa – ha detto il vice premier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, ad Agorà su Raitre – perché si è parlato molto poco di Europa. Si è parlato sempre di cose italiane e i cittadini non sanno esattamente come funziona il meccanismo in Europa: per esempio bisognava far sapere che non sono i partiti italiani che decidono in Europa. Noi siamo 76 parlamentari su 720. Non decidono i partiti nazionali, e in Europa la grande forza è il Partito Popolare europeo che deciderà il prossimo presidente della commissione, il presidente del Parlamento Europeo, i vertici apicali insomma”.
A rivendicare però l’intenzione di voler cambiare l’assetto politico europeo è la premier e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “L’ Italia farà appieno la sua parte – spiega Meloni in un’intervista al Secolo d’Italia – perché la prossima legislatura passi alla storia come l’inizio del nuovo ‘Secolo’: quello dell’Europa politica, dei popoli. Noi vogliamo un’Europa che si occupi di poche cose ma importanti, come la politica estera e di sicurezza comune, lasciando tutto il resto alla libertà e alla sovranità delle Nazioni” ha sottolineato Meloni. “Come leader di FdI e dei Conservatori europei, il mio obiettivo è creare in Europa una maggioranza alternativa a quella attuale – ricorda la leader di FdI – mandando finalmente le sinistre di ogni colore all’opposizione. Vogliamo fare, cioè, esattamente quello che abbiamo fatto in Italia un anno e mezzo fa, ed esportare questo modello per la guida della futura Europa”. E per questo si dice convinta “che si possa trovare una sintesi virtuosa tra conservatori, popolari e le altre forze politiche che si riconoscono nel centrodestra“.
Sul confronto con gli alleati, Lega e FI ha osservato: “Credo che sia fisiologico che in una campagna elettorale di stampo proporzionale ogni forza politica sottolinei la sua identità e le sue posizioni – ha ammesso la premier – Questo però non pregiudica la compattezza e la solidità di questo governo”.
E torna, appunto, a puntare i riflettori sul tema dell’immigrazione clandestina il segretario della Lega, Matteo Salvini: “L’ Europa invece di parlare a sproposito di guerra dovrebbe difendere i confini italiani dall’immigrazione clandestina perché non vorrei che tra qualche anno l’Italia fosse una colonia per metà islamica e per metà cinese” ha detto il vicepresidente del Consiglio intervistato su Mattino5. “Vorrei per i miei figli e per i figli degli italiani, ha detto, un futuro di serenità, di lavoro, di università, di pace, non il velo islamico integrale”. Mentre nella partita politica per il voto gioca al rialzo. “Saremo la sorpresa positiva di queste elezioni – ha detto in precedenza – prenderemo più voti di quanto emerso dai sondaggi. Prenderemo più delle politiche”.
A voler dare un “volto nuovo all’Europa” e “un segnale a questo governo” è la segretaria del Pd Elly Schlein che oggi chiude in piazza a Padova la campagna elettorale. “L’ obiettivo è quello di portare più persone possibile, quello che a noi interessa è la partecipazione al voto – ha spiegato in un’intervista – un voto cruciale per definire l’Europa che vogliamo e anche il nostro Paese, invito le persone a supportarci per dare un volto nuovo all’Europa e per dare un segnale a questo governo che in un anno e mezzo ha fatto delle politiche che hanno compromesso i diritti e sta anche negando l’emergenza climatica”. Schlein sul possibile nuovo volto dell’Ue ha detto: “Immagino una vittoria del Pse di cui il Pd fa parte. Abbiamo un candidato alla presidenza della commissione, Schmidt, e ambiamo a sostituire Ursula von der Leyen con lui. Vogliamo una coalizione a forte traino progressista, dei socialisti europei“, ha auspicato la segretaria del Pd. “Abbiamo preso un impegno con tutto il Pse – ha osservato – a dire che non faremo mai accordi o alleanze con Ecr di Meloni e tanto meno con Id della Lega di Salvini. Siamo stati nettissimi: mai con la destra nazionalista“. E sulla nuova possibile maggioranza: “Vedremo quale sarà l’esito delle urne, siamo l’unico argine a evitare uno smottamento verso una destra nazionalista dell’Europa. Sta già accadendo: è grave l’apertura di von der Leyen all’allargamento della maggioranza a forze nazionaliste di destra. Per liberali e popolari vuol dire tradire la loro stessa storia perché sono sempre state forze europeiste e oggi rincorrono la destra nazionalista che non ha mai creduto all’integrazione europea”, ha concluso Schlein.
Intanto, sul fronte interno, tra le opposizioni si riapre la prospettiva di un campo largo tra il Pd e il Movimento Cinque Stelle con il presidente Giuseppe Conte che ha vagheggiato un simile scenario alle prossime politiche, “ma bisognerà arrivarci attraverso un dialogo sempre più fitto tra le forze genuinamente progressiste – ha precisato – valutando e costruendo un programma molto serio con contenuti concreti”.
Quello delle elezioni europee Conte lo considera “un appuntamento decisivo” e sottolinea: “Siamo a un bivio storico, non potete rimanere a casa, andate a votare” perché “in Europa si prendono decisioni fondamentali” e “noi dobbiamo mandare a Bruxelles costruttori di pace”, aggiunge.
Le elezioni europee “avranno rilievo innanzitutto per i futuri scenari europei ma è evidente che, se i leader personalizzano le elezioni, peraltro prendendo in giro i cittadini, la ricaduta nazionale è inevitabile. E come nel caso della premier Meloni l’effetto finale è una sorta di referendum sulla leadership”, osserva Conte.
Quanto alle ricadute sul campo largo, Conte assicura: “Non sarà un risultato contingente a modificare il nostro atteggiamento: siamo pronti a un dialogo serrato con il Pd, per noi contano ora e conteranno dopo solo gli obiettivi politici e i progetti da realizzare“. Persino con un eventuale distacco di dieci punti tra Pd e M5s “la nostra predisposizione alla coalizione resterebbe inalterata come abbiamo dimostrato in tante realtà locali in cui siamo alleati e sosteniamo gli stessi candidati a sindaco”.
In campagna elettorale ha fatto un esordio video anche Ilaria Salis, candidata per Alleanza Verdi e Sinistra, ai domiciliari in Ungheria: “Sono un’antifascista – ha detto in una diretta Instagram – Ho deciso di candidarmi perché vorrei che tutte le persone che si trovano in Europa a sopportare situazioni di ingiustizia di questo tipo non siano lasciate da sole”.
Di impegno e coraggio di rischiare parla Matteo Renzi, leader di Italia Viva, motivando la scelta di candidarsi: “Giorno dopo giorno la gravità della situazione europea, sul piano militare, diplomatico, economico, culturale, mi ha costretto a guardare in faccia la realtà. E chi vuole fare politica deve sempre avere il coraggio di rischiare”, ha scritto nella sua e-news. “Se davvero siamo convinti che il mondo vive ore di pericolo, è giusto che ciascuno di noi faccia del suo meglio per dare una mano. Questo è il momento di osare l’Europa. Osare la pace, osare la crescita, osare la politica“. Poi, ospite di Agorà su Rai Tre, ha osservato: “Alla fine di questa campagna tutti gli altri torneranno a fare il proprio lavoro al Parlamento italiano. L’unico che se eletto andrà al Parlamento europeo sono io”.
A lanciarsi in una previsione sul risultato che uscirà dalle urne è il leader di Azione Carlo Calenda: “All’ Europarlamento mi aspetto la stessa maggioranza: liberali, popolari, socialisti, le destre resteranno fuori. Fratelli d’Italia si assesterà intorno al risultato delle Politiche, ma ha già iniziato il suo declino, come è successo a Lega e Cinque Stelle. Il Pd galleggia, resterà vicino al 20 per cento. Noi – aggiunge – superiamo tranquillamente il 5 per cento. È un obiettivo alla portata e superata quella soglia, come dimostrala vicenda di Meloni, la crescita può diventare esponenziale. Più voti di Vannacci? Salvini ha creato a tavolino l’operazione Vannacci? Le persone dovrebbero capire l’enorme bluff”.
Tre priorità in Ue: “L’ esercito e la difesa comune. Poi una politica industriale comune, come è stato fatto per quella agricola” mentre la transizione “deve essere pragmatica. Includere l’energia nucleare, o non raggiungeremo mai i target”.
E su Renzi commenta: “Non so davvero come possa candidarsi uno come lui – dice ancora – Il Parlamento Ue ha regole stringentissime sul conflitto di interessi e Renzi continua a percepire fondi esteri. È un caso unico nella storia degli eurodeputati italiani”. Per Calenda Mario Draghi deve andare alla guida dell’Ue: “È l’ italiano più stimato in Europa e l’europeo più stimato al mondo e ci sono ottime chance di vederlo alla guida della Commissione”.
A poche ore dalle urne arrivano anche le parole del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin: “La Cei è libera di esprimere le propria opinione“, ha detto, riferendosi alle preoccupazioni dei vescovi sulla riforma del premierato, che nei giorni scorsi hanno portato a uno scambio a distanza fra il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi e la premier Meloni. Una dichiarazione che si accompagna anche al recente appello dei vescovi della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (COMECE) su una partecipazione ampia e responsabile al voto.