
I lavoratori dell‘ex Ilva di Genova sono in presidio da questa mattina alle sei davanti allo stabilimento di Cornigliano dopo la rottura del tavolo a palazzo Chigi tra i sindacati, vertici commissariali di Acciaierie d’Italia e i responsabili del governo. Il Governo non ha accolto le richieste di Fim, Fiom e Uilm che hanno proclamato lo sciopero di 24 ore in tutti gli stabilimenti dell’industria siderurgica.
Il piano prevede 6mila lavoratori in cassa integrazione entro gennaio. A Genova Cornigliano rischiano di perdere il posto mille dipendenti.
Fiom-Cgil: “Il governo ha l’obiettivo di fermare gli impianti”
“Ci dicono che il piano di decarbonizzazione va fatto in quattro anni invece che otto ma le risorse che erano state messe a disposizione e non bastavano non sono più assicurate. Lo dice il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele de Palma in una conferenza stampa dopo l’incontro di ieri a palazzo Chigi.
“Il Governo con l’obiettivo di fermare gli impianti dell’ex Ilva –ha detto- decide di usare la formazione perché tutti gli strumenti sono utili perché le persone non vadano a lavorare. La puoi chiamare cassaintegrazione o formazione ma l’obiettivo è quello di fermare gli impianti”.
La Fiom ha spiegato che la formazione era stata chiesta al posto della cassa integrazione. “La formazione deve servire per il processo di transizione ma nel momento che c’è un piano industriale per realizzare quella transizione”. “Ieri abbiamo scoperto che il piano che era stato presentato di transizione in otto anni non esiste più”. Il piano, sottolinea De Palma, prevede 6mila esuberi nell’immediato e dal primo marzo la fermata completa degli impianti e la messa in cassa integrazione di tutti i lavoratori. Abbiamo detto al Governo fermatevi, togliete al guida al ministro Urso, così portate a schiantare l’ex Ilva e a schiantare l’industria di questo Paese”.
Gli operai pronti a incrociare le braccia (Tgr)
Urso: “Per ex Ilva non aumento cassa integrazione ma formazione”
Per l’ex Ilva “Abbiamo detto con chiarezza che non c’è alcun aumento della cassa integrazione” ma piuttosto “c’è un forte, significativo investimento sulla formazione con l’intenzione di concentrare le risorse proprio sulla manutenzione degli impianti ai fini della maggiore tutela, come doveroso, dei nostri lavoratori che nel contempo dovranno seguire ce lo auguriamo dei corsi di formazione per essere meglio preparati anche professionalmente alle nuove tecnologie green che si intendono installare”. Lo ha ribadito il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso a margine del terzo Forum Space&Blue – ‘Una filiera italiana per la sovranità tecnologica nazionale’ in corso a Palazzo Piacentini.
Da parte del governo, ha quindi assicurato il ministro, non c’è “nessuna chiusura. Anzi, abbiamo ribadito che il confronto continua con i sindacati, tanto più una vertenza così difficile così sfidante quale quella dell’ex Ilva” che coinvolge migliaia di lavoratori. “Il confronto è in atto è continuativo” ha aggiunto, “Siamo sempre aperti al dialogo con i sindacati che sin dall’inizio di questa legislatura abbiamo riaffermato nel ruolo di rappresentanza dei nostri lavoratori come dimostrano i centinaia di tavoli” di questi anni al ministero. “Noi abbiamo sempre riconosciuto il valore e la rappresentanza sindacale, perché crediamo nell’articolo uno della Costituzione, cioè di una Repubblica che è fondata sul lavoro. Con noi il lavoro resta prioritaria centrale in ogni nostra azione, anche e soprattutto nel settore siderurgico” ha ribadito Urso.
Strade bloccate con i bulldozer a Genova (Tgr Liguria)
Il presidio dall’alba
Da questa mattina il corteo dei lavoratori dell’ex Ilva a Genova ha bloccato il traffico lungo la strada che porta alla piazza antistante la stazione ferroviaria di Genova Cornigliano, dove hanno posizionato i mezzi e montato un gazebo per coordinare il presidio ad oltranza.
“Il quadro della situazione è molto semplice, con la conferma dell’annuncio di ieri del Governo si produce poco acciaio a Taranto e quel poco che si produce si vende subito a Taranto per fare cassa – dichiara il coordinatore della rsu Fiom Cgil Nicola Apicella -. Ovviamente gli stabilimenti del Nord, Genova in primis, poi Novi Ligure, eccetera, non avranno più prodotto da lavorare e quindi chiudono. Vuol dire che a Genova si perdono mille posti di lavoro”.
“La preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Ex Ilva di Genova è nella risposta straordinaria a questo sciopero di 24 ore con centinaia di persone che hanno deciso di scendere in piazza. La proposta del Governo è inaccettabile, cosi si fanno pagare ai lavoratori gli errori che sono stati fatti con una gestione superficiale quando l’obiettivo doveva essere il rilancio della siderurgia in Italia”. Così Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.