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Home » Famiglia nel bosco, il papà: “Sono distrutto”. Alla giudice minacce via web
Cronaca

Famiglia nel bosco, il papà: “Sono distrutto”. Alla giudice minacce via web

Di Sala Notizie24 Novembre 20258 min di lettura
Famiglia nel bosco, il papà: “Sono distrutto”. Alla giudice minacce via web
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Famiglia nel bosco, il papà: “Sono distrutto”. Alla giudice minacce via web

Insulti e minacce travolgono il Tribunale dei minorenni dell’Aquila e la sua presidente Cecilia Angrisano ‘colpevoli’ di aver allontanato tre bambini dalla loro famiglia con una casa nel bosco di Palmoli, in Abruzzo. La magistrata è messa all’indice sul web con tanto di telefono e indirizzo per rintracciarla. 

Dalla casa famiglia dove sono stati trasferiti arrivano le parole dei tre bimbi che chiedono quando potranno tornare a casa. Il 6 dicembre a Roma sit in di solidarietà davanti alla sede del ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità.

Il caso della famiglia anglo-australiana, che vive nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti, arriva sul tavolo del Governo: il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la premier Giorgia Meloni hanno discusso della vicenda dei tre bambini tolti ai genitori e trasferiti in una casa famiglia a Vasto, accompagnati dalla mamma che però può stare con loro solo in determinati orari. La premier, preoccupata, starebbe valutando, in accordo con il Guardasigilli, l’invio di ispettori del ministero della Giustizia per verificare la gestione del procedimento.  

Intanto si procede con visite mediche per i bambini, legale al lavoro per il ricorso.

Lo scontro politico

Scontro tra magistrati e governo sulla decisione del Tribunale dei minori dell’Aquila di togliere i tre figli alla coppia anglo-australiana che vive in un bosco in Abruzzo. Un provvedimento che il ministro Nordio giudica “grave”. Il leader della Lega Salvini attacca: “Sono stati sequestrati tre bambini in maniera indegna”. L’Associazione nazionale magistrati mette in guardia sulla “strumentalizzazione del caso” precisando che la decisione dei giudici “si fonda su valutazioni tecniche: sicurezza, condizioni sanitarie, obbligo scolastico”.

Il provvedimento giudiziario nasce da un percorso iniziato lo scorso anno, dopo il ricovero dei bambini per un’intossicazione da funghi e un controllo dei carabinieri nella casa nel bosco. La magistratura ha ritenuto necessaria la sospensione della potestà genitoriale, il collocamento dei bambini in una struttura protetta e la nomina di un tutore provvisorio per garantire la loro tutela.

Il vicepremier Matteo Salvini ha definito la scelta del tribunale “vergognosa”, annunciando la volontà di seguire personalmente la vicenda e, se necessario, recarsi a Palmoli.

L’ordinanza: portati via i 3 figli

Sono stati spostati in una struttura protetta di Vasto, la bambina di otto anni e i fratellini di sei che vivono in un bosco in Abruzzo assieme ai loro genitori di origine anglo-australiana.

Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ne ha disposto il collocamento in una comunità educativa per un periodo di osservazione. La madre sarà con loro, decisione presa solo dopo che il legale della coppia, Giovanni Angelucci, ha portato avanti una lunga mediazione con gli assistenti sociali e le forze dell’ordine che si sono presentati di fronte alla ex casa colonica occupata dalla famiglia.

L’abitazione era stata transennata dai militari per impedire ai pochi vicini di potersi avvicinare. Dalle pagine de Il Messaggero una vicina ha raccontato: “Quando sono arrivata c’erano carabinieri, il sindaco e un pulmino da nove posti pronto a partire. Era già buio, l’atmosfera molto tesa e pioveva”. 

La testimone ha detto poi di essere stata fermata due volte prima di poter passare e di aver trovato la mamma, Catherine, “agitata ma composta, è successo tutto in pochi minuti: ha detto ai bambini di prendere il pigiama, lo spazzolino da denti e di metterli nello zainetto, aggiungendo una frutta da mangiare. Ha cercato di controllare la situazione. Poi sono andati via con la macchina dell’avvocato. I piccoli sembravano sereni, ma con gli occhi pieni di domande su ciò che stava accadendo”.

Le motivazioni dell’ordinanza

Non sussiste il pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, ma quello del diritto alla vita di relazione, articolo 2 della Costituzione, “produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore”, sì.

È quanto si legge nel testo del provvedimento adottato dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila.

Secondo il Tribunale “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, che si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico”.   

E’ necessario allontanare i minori dall’abitazione familiare, si legge ancora, “in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche e i trattamenti sanitari obbligatori per legge“. Inoltre, “l’assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione, comporta la presunzione ex lege dell’esistenza del periodo di pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori“.

L’avvocato della famiglia: “Falsità”

L’avvocato Giovanni Angelucci sta già impugnando la decisione: “Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità. I provvedimenti non si commentano ma si impugnano, per questo faremo ricorso“. 

“Sono andati in cortocircuito – continua il legale -Nell’ordinanza di insiste ancora sull’istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l’autorizzazione all’homeschooling. Alla più grande viene anche contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c’è ed è anche protocollato”.

Nathan: “Mia moglie e bimbi potrebbero tornare in Australia”

“Noi vorremmo restare, ma abbiamo un’altra opzione: prendiamo i passaporti, mia moglie con i bambini tornano in Australia e io resto qui a badare agli animali. Speriamo di no, perché a noi piace la nostra casa qui”: lo ha detto ai giornalisti Nathan, il padre dei tre bambini allontanati dalla ‘famiglia nel bosco’ di Palmoli, in Abruzzo.
 

 

La “famiglia che vive nel bosco”, chi sono i genitori

Il fascicolo su Catherine Birminghan e suo marito Nathan Trevallion era finito sulla scrivania del giudice dopo la segnalazione avvenuta in seguito a un’intossicazione da funghi che aveva spinto la famiglia a recarsi in ospedale lo scorso aprile.

Al loro arrivo per il controllo di rito previsto dalla legge, gli assistenti sociali sono intervenuti dopo aver verificato che i tre figli della coppia non andavano a scuola, pur sottoponendosi ogni anni al test previsto ogni fine anno in una struttura pubblica e la loro casa non disponeva di un bagno, né allacciamenti ad acqua e elettricità. 

La coppia ha sempre ribadito che la loro scelta non era nata da negligenza, ma dal desiderio di vivere a contatto con la natura, tutelando il legame con i figli e con gli animali.

La rabbia e l’incredulità del padre

Ed è stato proprio di fronte allora loro abitazione rurale che ieri i tre bambini hanno assistito con “calma e senza reagire male” – così ha raccontato il padre – al confronto tra il legale della famiglia con gli assistenti sociali e le forze dell’ordine durato 45 minuti e al termine dei quali almeno la madre ha potuto seguire i figli.

Il padre, ex chef e commerciante di mobili pregiati britannico, ha aspettato poi per ore di fronte alla struttura protetta per poterli rivedere, inutilmente. 

Incredulo, ha cercato di mantenere la calma ma non ha potuto fare a meno di condividere la propria amarezza con i cronisti: “Come si fa a strappare via i figli dai propri genitori? Rimarranno traumatizzati”.

A lui e alla moglie, ex insegnante di equitazione, la Procura dei minori aveva già chiesto la sospensione della potestà e l’affidamento temporaneo dei tre bambini, parlando di “grave pregiudizio” per la loro crescita. Ma la coppia non aveva mai accettato la decisione, difendendo la propria scelta di “liberarsi dalla tossicità della vita moderna”.

 

“Abbiamo visto arrivare tantissimi carabinieri in borghese, senza sirena né vessilli, insieme ai servizi sociali, al nostro avvocato Giovanni Angelucci, al sindaco Giuseppe Masciulli e alla curatrice speciale, l’avvocatessa Marika Bolognese”, ha raccontato Nathan Travallion a Il Messaggero: “Volevano subito portarci via i bambini, ma grazie a Giovanni che ha negoziato con loro mia moglie è riuscita ad andare insieme a loro nella struttura a Vasto”.

L’intenzione di oggi, aggiunge, è quella di portare una valigia con vestiti puliti ai suoi famigliari dato che nei momenti concitati del pomeriggio sono riusciti a portare via con sé solo il necessario per la notte. 

Ma Travallion non nasconde la propria incredulità: “Chi mai separerebbe una famiglia con dei bimbi piccoli, se non ha fatto niente di male? Credo che questo provvedimento sia frutto di un sistema orribile che fa del male alle persone che vivono onestamente”.

L’abitazione della famiglia (Tgr)

L’avvocato, ha commentato che “i genitori sanno che questo percorso è necessario per poter tornare alla vita che hanno sempre desiderato”. 

E se nelle scorse settimane la loro vicenda aveva attirato l’attenzione al punto da riuscire a raccogliere 31mila firme online tramite una petizione su Change.org, alla luce di quanto avvenuto nelle ultime ore è lecito pensare che il sostegno sui social si ripeterà nuovamente

“Una scelta di libertà e di pace”

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