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Home » Famiglia nel bosco, Tribunale nega il pranzo di Natale al padre in comunità: “Creerebbe precedente”
Cronaca

Famiglia nel bosco, Tribunale nega il pranzo di Natale al padre in comunità: “Creerebbe precedente”

Di Sala Notizie24 Dicembre 20255 min di lettura
Famiglia nel bosco, Tribunale nega il pranzo di Natale al padre in comunità: “Creerebbe precedente”
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Famiglia nel bosco, Tribunale nega il pranzo di Natale al padre in comunità: “Creerebbe precedente”

Papà Nathan potrà trascorrere il giorno di Natale nella struttura protetta di Vasto (Chieti) con la sua famiglia, ma solo dalle 10 alle 12.30. Un incontro autorizzato ieri dalla direzione della casa d’accoglienza dove vivono da più di un mese i suoi tre figli e la moglie Catherine. Una doccia fredda per la famiglia Trevallion Birmingham che ne aveva fatto la richiesta e che sarà divisa per altri mesi, almeno a leggere le disposizioni del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha stabilito una verifica sullo stato psichico dei genitori; collegata c’è anche un’indagine psico-diagnositica sui figli. 

Non solo una fotografia dell’attuale equilibrio familiare, ma anche una valutazione prospettica sulla possibilità di recupero delle funzioni genitoriali nel tempo, compatibile con i diritti e lo sviluppo dei tre minori: una bambina di 8 anni e due gemelli di 6 che da vivevano in un rudere nel bosco di Palmoli (Chieti). 

Il Tribunale ha nominato come consulente tecnico d’ufficio la psichiatra Simona Ceccoli. L’incarico sarà conferito il 5 gennaio. La consulente avrà 120 giorni per terminare il suo lavoro. I legali della coppia anglo-australiana e i loro consulenti potranno formulare osservazioni. Il servizio sociale dovrà trasmettere una relazione aggiornata sui passi in avanti compiuti dai tre bambini, che non sanno né leggere né scrivere, e dai genitori.

Numerose le criticità e la rigidità di Nathan e Catherine nel voler affrontare, di comune accordo con i servizi sociali, un percorso di socializzazione e scolarizzazione per i loro tre figli (una di 8 e due gemelli di 6 anni). Vediamo i punti contestati dal tribunale.

Abitazione

In merito alla problematica della soluzione abitativa – la famiglia viveva in un casolare fatiscente – secondo i magistrati “l’aspetto dell’idoneità dell’abitazione in rapporto alle esigenze di tutela dell’integrità fisica dei minori può essere al momento trascurato, pur restando incerta la determinazione dei genitori a stabilizzarsi nella nuova abitazione, considerato che già in passato hanno presto abbandonato altra abitazione messa a loro disposizione”. 

Istruzione

Per quanto riguarda invece la scolarizzazione, a dicembre è emersa “la lesione dei diritto all’istruzione dei figli, o quantomeno della maggiore di essi” dopo le verifiche compiute nella casa-famiglia: la bambina non sa leggere, né scrivere. Il Tribunale ritiene necessaria la “formulazione di una programmazione didattica che assicuri un’efficace istruzione di tutti i minori e il recupero delle gravi carenze riscontrate nella bambina più grande“, con l’individuazione, in caso si optasse per l’istruzione parentale, “dei precettori che dovrebbero parteciparvi per le aree e le materie per cui i genitori sono carenti”. Per i magistrati si rende “necessario un congruo accertamento tecnico sulle competenze genitoriali, tanto più in considerazione del gravoso carico educativo che i genitori, optando per scelte di istruzione non convenzionali, si sono assunti in via esclusiva, senza potersi giovare del contributo dei professionisti dell’educazione”. 

Socializzazione

In attesa della valutazione del servizio di Neuropsichiatria Infantile al momento non sembra superata neanche la lesione del diritto dei minori alla vita di relazione: il Servizio Sociale segnala che “nell’interazione con gli altri bambini presenti in comunità si denota imbarazzo e diffidenza”. 

Il Tribunale infine stigmatizza “l’insistenza con cui la madre pretende che vengano mantenute dai figli abitudini e orari difformi dalle regole che disciplinano la vita degli altri minori ospiti della comunità, circostanza che fa dubitare dell’affermata volontà di cooperare stabilmente con gli operatori nell’interesse dei figli”.

I legali: azioni contro grave disinformazione 

Intanto, si registra una nota dei legali che rappresentano la “famiglia nel bosco”, gli avvocati Femminella e Solinas. “Di nuovo registriamo, con allarme, la diffusione integrale di ordinanze e relazioni che attengono a dati e fatti personalissimi dei minori coinvolti in questa drammatica e dolorosa vicenda”. 

“Anticipiamo azioni nei confronti di chiunque si renda responsabile della grave disinformazione che risulta veicolata da sensazionalistiche quanto ridicole dichiarazioni – aggiungono-, tra le molte i fantomatici e inesistenti spazzolini di peli d’asino, malattie gravi mai curate o piuttosto la mancanza di vaccini”.

Proprietario che ha offerto casa: “Spiace per Natale”

“Nathan si trova bene nel casale, tutto a posto. Va lì soprattutto la sera per dormire, il mattino torna nella sua casa dove sta tutta la giornata. Dispiace per il Natale”. Sono le parole di Armando Carusi, il ristoratore di Ortona che ha concesso un casale, sempre a Palmoli, in comodato gratuito. Mettendo a disposizione l’edificio, dotato di tutti i servizi, l’auspicio era di consentire a Nathan, Catherine e ai loro bambini di vivere lì nel periodo necessario ad adeguare il loro casale, in base alle prescrizioni del Tribunale per i minorenni che ha deciso la sospensione della responsabilità genitoriale anche a causa di quello che era ritenuto un ambiente insalubre.   

Sia l’imprenditore che la figlia Leonora, impegnata nella realizzazione del progetto “Villaggio nel bosco” a Crecchio, speravano nel ricongiungimento della famiglia per Natale. 

Salvini: “Separarli a Natale è violenza di Stato”

“Separare una famiglia anche nel giorno di Natale, una violenza di Stato senza senso e senza precedenti. Non avremo pace e non ci fermeremo finché questi bimbi non torneranno fra le braccia amorevoli di mamma e papà”. Lo scrive sui social il leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, commentando la vicenda della cosiddetta “famiglia nel bosco”.

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