Indagini chiuse e la richiesta del giudizio immediato per Mark Antony Samson, il 23enne accusato di aver ucciso nel marzo scorso l’ex fidanzata, Ilaria Sula. La giovane, 22enne, venne uccisa a coltellate nell’appartamento dove Samson viveva con i suoi genitori, a Roma, nel quartiere Africano. Il corpo della ragazza, nascosto in una valigia, verrà ritrovato giorni dopo in un dirupo a Capranica Prenestina, a 40 km dalla Capitale.
L’ accusa per Samson è di omicidio aggravato anche dalla premeditazione e dall’occultamento di cadavere. Secondo la procura l’impianto accusatorio raccolto nel corso delle indagini consente agli inquirenti di chiedere che il processo a carico del giovane, reo confesso del delitto di via Homs, arrivi direttamente al dibattimento, davanti alla corte d’Assise, senza passare per una eventuale udienza filtro del gup.
Dall’analisi del cellulare dell’indagato sono infatti emersi una serie di elementi che fanno supporre che l’aggressione avvenuta nell’appartamento non fosse frutto di un raptus, ma di un’azione premeditata. “O torna con me o la uccido”, scriveva a un amico Samson: un chiaro progetto di femminicidio. “Quelle persone hanno fatto troppo male alla mia famiglia. Spero sia fatta giustizia”, commenta Flamur Sula, papà di Ilaria aggiungendo che la ragazza “aveva una vita davanti: non è giusto che la mia principessa abbia fatto questa fine orribile. Confido nella giustizia italiana”.
La versione fornita dal ragazzo, nel corso della sua confessione fiume dopo il fermo, non ha convinto chi indaga. Il giovane ha spiegato di avere aggredito la sua ex la mattina del 26 marzo, dopo che la ragazza era rimasta a dormire da lui. “Siamo rimasti a parlare, si era fatto tardi – ha sostanzialmente detto il giovane agli inquirenti – e Ilaria ha deciso di rimanere a dormire da me perché non c’erano più bus che la riportassero a casa”. Il ragazzo ha sostenuto di avere portato la colazione in camera a Ilaria la mattina successiva e di averla colpita dopo aver letto sul cellulare della ragazza alcuni messaggi di un altro giovane.
Dopo il brutale delitto, Samson ha ripulito la scena del crimine, aiutato dalla madre Nors Man Lapaz, finita nel registro degli indagati con l’accusa di occultamento di cadavere. Mark ha poi infilato il corpo nella valigia, che ha gettato alcune ore dopo in un burrone nella zona di Capranica Prenestina. Rientrato a Roma, come se nulla fosse, è andato a mangiare una piadina con un’amica della sua ex.
Nei giorni successivi all’omicidio, Samson, per depistare le ricerche, ha continuato a inviare messaggi dal cellulare di Ilaria, studentessa universitaria fuorisede con famiglia a Terni. “Non si è posto alcuno scrupolo – scrive il gip nell’ordinanza -nell’inviare al padre della ragazza dei messaggi fittiziamente provenienti dalla figlia. Stessa cosa fa con le amiche di lei, fingendosi Ilaria, illudendole che l’amica fosse ancora viva.”
Agli inquirenti, poi, ha raccontato una bugia: di essersi sbarazzato di quel telefono lasciandolo in un tombino, senza specificare dove. Una versione ritrattata a distanza di giorni, tanto da farlo ritrovare agli inquirenti nascosto nell’appartamento di via Homs.
Determinante per la ricostruzione dei fatti è stata l’analisi informatico-forense del cellulare del giovane.
“Spero sia fatta giustizia”, ha dichiarato Flamur Sula, padre di Ilaria, che era residente a Terni, in Umbria. “Quelle persone hanno fatto troppo male alla mia famiglia. Mia figlia aveva una vita davanti, non è giusto che la mia principessa abbia fatto questa fine orribile. Confido nella giustizia italiana”
L’avvocato della famiglia Sula: “Altro importante passo di questa indagine”
“Siamo di fronte ad un altro importante passo di questa indagine che conferma la dedizione e l’assoluta attenzione su ogni particolare da parte della Procura di Roma”: l’avvocato Giuseppe Sforza, legale della famiglia di Ilaria Sula, commenta così la richiesta di giudizio immediato dei magistrati capitolini per Mark Antony Samson.
“Per quanto mi riguarda confermo la piena fiducia che abbiamo sempre riposto nell’operato di chi ha svolto le indagini” aggiunge. “Sin dall’inizio – ha detto ancora l’avvocato Sforza – siamo sempre stati convinti del fatto che le aggravanti, così come ora sono state contestate, fossero tutte sussistenti e riteniamo, dai primi elementi conoscitivi a nostra disposizione, che tutto ciò sia stato confermato: la premeditazione così come le modalità successive ed anche i motivi abietti e futili. Si sta andando verso quell’obiettivo minimo di giustizia all’interno di un tribunale, che nulla potrà cambiare per il dolore crescente di questa famiglia, per ottenere una condanna che sia proporzionata e giusta rispetto alle modalità terribili con cui è stata sottratta la vita a questa ragazza giovanissima”.