Ha confessato di aver violentato domenica scorsa una donna di 60 anni in un parco a Tor Tre Teste, nella periferia est di Roma, mentre all’alba stava passeggiando con il suo cane. Si tratta di un 26enne, incensurato, di origini gambiane e con un permesso di soggiorno speciale per motivi umanitari, fermato dai carabinieri nei pressi della stazione Termini.
Il giovane ha ammesso le sue responsabilità sostenendo di aver agito sotto l’effetto di sostanze stupefacenti acquistate pochi minuti prima della violenza nel quartiere Quarticciolo, una delle piazze di spaccio della capitale.
Il 26enne era in Italia dal 2016 e aveva ottenuto il permesso di soggiorno nel 2024. Si appoggiava a casa di un connazionale a Nettuno, località balneare alla porte di Roma, e lavorava come manovale con un regolare contratto di lavoro per una ditta di Guidonia, sempre alle porte della Capitale. Spesso però frequentava la zona della stazione Termini, dove stamani è stato riconosciuto e fermato.
Anche domenica mattina dopo lo stupro è andato a Termini ed ha preso un autobus per raggiungere il centro di Roma, come è stato accertato dalle riprese delle telecamere. I carabinieri hanno visionato ore e ore di registrazioni per ricostruire il tragitto da lui percorso e quando hanno capito i suoi spostamenti hanno concentrato le ricerche proprio nella zona di Tor Tre Teste e di Termini facendo in particolare attenzione all’abbigliamento poichè dai video non si riuscivano ad individuare i tratti somatici dell’uomo.
Il giovane è stato riconosciuto dai Carabinieri in via Giolitti all’esterno della stazione Termini grazie alle scarpe e al berretto indossati, gli stessi che aveva al momento dello stupro. La conferma che fosse proprio lui il responsabile è arrivata anche dalla vittima che lo avrebbe riconosciuto con certezza.
La violenza è avvenuta all’alba di domenica nel parco di Tor Tre Teste mentre la donna stava camminando con il suo cane.
Durante la passeggiata uno sconosciuto l’ha avvicinata all’improvviso nel parco che alle 6 era deserto e, dopo averle strappato il cellulare custodito nel marsupio, l’ha violentata.
Solo quando l’aggressore si è allontanato, la donna è tornata a casa ed è riuscita a dare l’allarme.
“È stato un incubo durato dieci minuti” ha raccontato ai soccorritori la vittima, ancora sotto choc. La sessantenne è stata poi accompagnata in ospedale, dove è stato attivato il protocollo rosa dedicato alle donne vittime di violenza. E subito gli investigatori si sono messi al lavoro per dare un volto e un nome all’aggressore. La sessantenne, infatti, nell’immediatezza del fatto avrebbe parlato di uno straniero e poi sentita successivamente ha fornito ulteriori particolare sul suo abbigliamento.
I militari hanno anche cercato eventuali testimoni che potessero aver notato un uomo aggirarsi quella mattina per le strade del quartiere. Sono state poi visionate le immagini di videosorveglianza della zona e non solo. Tanto che il frame individuato è quello registrato da una telecamera della stazione Termini proprio la mattina dello stupro.
Ma le indagini proseguono anche per accertare il fatto che l’uomo fosse davvero sotto l’effetto di sostanze stupefacenti quando ha compiuto lo stupro e per individuare chi sono i suoi eventuali spacciatori al Quarticciolo: una delle borgate più difficili della Capitale, inserita nelle cosiddette ‘zone rosse” per cui si è ipotizzato di estendere il ‘modello Caivano’. Nel corso dell’ultimo anno il quartiere è stato teatro di aggressioni alle forze dell’ordine proprio per ostacolare arresti o controlli sullo spaccio di droga.