Filippo Turetta è stato aggredito nel carcere veronese di Montorio da un altro detenuto, un carcerato di 55 anni, condannato per omicidio e tentato omicidio che pare avesse già espresso malcontento per la presenza del 23enne.
Il giovane, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, sarebbe stato colpito nella quarta sezione del carcere, quella dei reclusi comuni, dove era stato spostato dopo un periodo nella terza sezione, quella “protetta”, ma sovraffollata, dove si trova chi ha ucciso o compiuto violenze contro donne e bambini e chi collabora con la giustizia: casi malvisti dal “codice di onore interno” del carcere.
I legali di Turetta, infatti, avevano già espresso preoccupazione per il suo trasferimento interno e per le possibili minacce.
Gino Cecchettin: “Atti da condannare”
“Non penso che la violenza sia la risposta ed è il messaggio che vorrei dare: non mi fa sentire felice il fatto che Turetta sia stato aggredito, perché ancora una volta vuol dire che dobbiamo lavorare“. Così Gino Cecchettin, a margine del festival Pordenonelegge, ha commentato l’aggressione subita nel carcere di Verona all’assassino della figlia Giulia. “Sono da condannare anche questi atti e noi ci muoviamo in senso opposto – ha aggiunto – e vorremmo far capire alle persone che i sentimenti che portano a questo sono sbagliati e da condannare“.