Trovato in un bidone della spazzatura un corpo fatto a pezzi e ricoperto di calce, fuori da una villetta nella periferia di Gemona.
É Alessandro Venier, giovane friulano che viveva con la compagna, una donna colombiana, la loro figlia di soli 6 mesi e la madre del giovane, Lorena Venier, infermiera a Gemona e proprietaria della casa.
Le due donne, mamma del giovane e fidanzata, sono entrambe reo confesse. A confermarlo la procura di Udine ma le dinamiche non sono chiare. Le due donne saranno interrogate domani (venerdì 1 agosto) a Trieste.
Sono state loro stamane alle 10.37 a chiamare la centrale della Sores. Mentre i mezzi di carabinieri, 118, vigili del fuoco e polizia locale, bloccavano l’accesso alla stampa – accorsa in via Lotti – fidanzata e mamma della vittima venivano ascoltate dai carabinieri. La bambina della coppia é stata portata via a bordo di un’auto dai servizi sociali del comune che hanno preso la piccola in carico.
La Procura di Udine intanto chiede “massima cautela nella ricostruzione della vicenda: stiamo valutando ogni singolo aspetto di questa vicenda e serve ampliare gli orizzonti e analizzare nel dettaglio le ricostruzioni fornite dalle persone coinvolte, per attribuire correttamente le singole responsabilità”, ha infatti detto all’ANSA la sostituta procuratrice di Udine, Claudia Danelon. “Il quadro della vicenda famigliare è abbastanza complesso – ha aggiunto – ma occorre completare tutti gli accertamenti, medico e scientifici, per poter confermare in tutto o in parte le ammissioni delle persone che si sono auto accusate del delitto”.
Da ambienti investigativi filtra anche che le due donne avrebbero escluso la premeditazione nel loro gesto, che sarebbe avvenuto al culmine di una discussione per futili motivi.
Il decesso risale ad alcuni giorni fa, ma non è stato accertato in quale stanza della casa sia avvenuto: nell’autorimessa dove c’era il corpo non c’erano tracce di una colluttazione.
Secondo indiscrezioni il cadavere sarebbe stato segato in tre parti.
Alessandro Venier era stato cresciuto dalla mamma in questa villetta di Gemona, il padre un uomo egiziano li avrebbe abbandonati subito. Lei – infermiera all’ ospedale di Gemona – era l’unica in casa ad avere un’occupazione stabile. Il figlio faceva solo lavori saltuari, trascorreva lunghi periodi all’estero.
La compagna dopo un corso di oss, era rimasta incinta e non lavorava.