La redazione di REPORT è voluto andare a fondo a come si è arrivati alla multa di 150mila euro nei loro confronti per avere diffuso le conversazioni telefoniche dell’allora Ministro Gennaro Sangiuliano con la moglie, la giornalista Federica Corsini la quale chiedeva al marito di bloccare il contratto di consulenza con Maria Rosaria Boccia.
Dopo quell’inchiesta è partito l’esposto al garante della privacy, avanzato proprio dal ministro e dalla consorte. Un esposto la cui urgenza, secondo Report, è stata ampiamente caldeggiata da uno dei commissari, Agostino Ghiglia, uomo molto vicino a Fratelli d’Italia. A chiederne la rapida discussione lo stesso ministro, a quanto ha sostenuto Report. Una urgenza che ha permesso alla fine di ottobre di definire appunto in 150mila euro la multa per la trasmissione in un tempo da record.
Un giorno prima della decisione, però, proprio il Commissario garante, sempre secondo REPORT, sarebbe andato alla sede di Fratelli d’Italia per confrontarsi sulla questione con Arianna Meloni. Nei giorni scorsi le smentite dei diretti ineteressati.
Ieri sera la messa in onda della puntata. Con il commissario che, fino all’ultimo, ha tentato di bloccarne la messa in onda. Invia una PEC alla TV pubblica, contesta l’acquisizione illecita di dati personali ottenuti attraverso la presunta violazione della corrispondenza privata, dà mandato ai suoi legali per valutare la configurazione di reati e assumere ulteriori iniziative legali.
Sigfrido Ranucci, reagisce, respingendo l’accusa di furto di materiale: “Quello che tenta di fare Ghiglia è mettere un bavaglio. È gravissimo, si tratta di interruzione di servizio pubblico”.
La Rai, non ravvisando elementi per bloccare la trasmissione in assenza di un intervento dell’Autorità giudiziaria, ha confermato la messa in onda, evitando così il danno economico e l’accusa di censura.
I contenuti dell’inchiesta di Report
L’inchiesta di Report mette in discussione l’indipendenza e la terzietà del Garante per la Protezione dei dati dersonali, focalizzandosi sul membro del collegio Agostino Ghiglia (ex esponente di Fratelli d’Italia, designato nel 2020). Ma non solo lui.
Report ha rivelato, con testimonianze e video, che Ghiglia si è recato nella sede romana di Fratelli d’Italia (Via della Scrofa) proprio il giorno prima della votazione interna al Garante che ha portato alla maxi-multa di 150.000 euro alla Rai per la diffusione di un audio privato (il caso Sangiuliano). Ghiglia ha confermato l’incontro, ma ha negato collegamenti con la multa, affermando di essersi recato lì per incontrare Italo Bocchino (direttore de Il Secolo d’Italia) per ragioni editoriali (presentazione di libri), e di aver incrociato Arianna Meloni solo di sfuggita.
Ma in una intervista a Italo Bocchino da parte de il quotidiano Il Fatto, Ghiglia sarebbe stato all’interno della sede di Fratelli d’Italia 50 minuti in più dopo l’incontro con Italo Bocchino. Inoltre REPORT ha mostrato i contenuti di mail e le comunicazioni interne tra Sangiuliano e Ghiglia e tra Ghiglia e i funzionari e dirigenti dell’autorità, per chiedere di velocizzare il procedimento sul caso Sangiuliano Corsini. Che, alla fine, è arrivato a delibera in meno della metà del tempo medio che interessa i provvedimenti del garante.
L’inchiesta ha evidenziato l’inopportunità istituzionale di un tale incontro alla vigilia di una decisione così rilevante che coinvolgeva il partito e la Rai, suggerendo una possibile interferenza politica in un organismo che dovrebbe essere indipendente. Ma Report non si è limitato a presentare quel caso di “interferenza poliica” nelle decisioni del Commissario
Un’altra vicenda sollevata da Report è stata la presunta richiesta di Ghiglia di effettuare una verifica “urgente” sulla possibilità di coprire o limitare la diffusione di dati relativi alla ristrutturazione della villa della Premier Giorgia Meloni, in risposta a un’interrogazione parlamentare di Maria Elena Boschi. Questo ha rafforzato il sospetto di un uso dell’Autorità a scopo di tutela politica personale. Altri interventi del commissario ci sarebbero state poi nelle decisioni che il Garante ha dovuto prendere sull’inchiesta di Fanpage su Gioventù d’Italia, il movimento giovanile di FdI e sul libro di Giacomo Salvini “Fratelli di chat” che esaminava alcune chat tra dirigenti e parlamentari di Fratelli d’Italia. Questioni su cui il Commissario Agostino Ghiglia avrebbe, sempre secondo REPORT, osservato una attenzione speciale.
Poi le promozioni a dirigenti o a incarichi specifici di membri della sua segreteria che hanno rapporti con Fratelli d’Italia per parentele dirette o amicizie
Per REPORT il problema è sulla terzietà complessiva dell’Autorità di garanzia sulla privacy
Ma il tema affrontato da REPORT, sebbene nello specifico sulla vicenda Sangiuliano, apre una questione più ampia legata ai componenti della Privacy.
Pasquale Stanzione (Presidente), nominato con i voti del Pd ma ritenuta un’ottima scelta da Sangiuliano, il cui avvocato difensore è il fratello di un suo allievo e che, con il suo voto, ha permesso l’erogazione della multa a Report. Presidente che, sul voto legato alla multa a REPORT si è espresso favorevolmente
Ginevra Cerrini Feroni, nominata in quota lega e che, in un passaggio di una mail di Ghiglia su un altro caso, afferma che solitamente lei voterà sulla base delle indicazioni di partito.
Guido Scorza, che sulla vicenda di Report, non ha votato ma che, comunque, è stato nominato con il consenso del Movimento Cinque Stelle.
E Agostino Ghiglia con lunghi trascorsi da militante e candidato per Fratelli d’Italia.
Nomine politiche che, secondo REPORT, sono soggette a pressioni che ne minano la terzietà in tutte quelle decisioni che possono avere dei risvolti di carattere politico.
Le reazioni delle opposizioni
L’annuncio della diffida inviata da Agostino Ghiglia, membro del Garante per la Privacy, per tentare di bloccare la messa in onda della puntata di Report che lo riguarda, è bastato a scatenare una durissima e compatta reazione delle forze di opposizione, che chiedono le sue immediate dimissioni e denunciano un tentativo di “bavaglio” all’informazione. Fino ad ora le reazioni sono su quel “tentativo di censura” ma ancora scarse sono quelle legate ai contenuti dell’inchiesta.
Le accuse convergono sulla presunta trasformazione dell’Autorità indipendente in uno “strumento di intimidazione” e “tribunale politico” al servizio di Fratelli d’Italia (FdI), partito della premier Giorgia Meloni. Così i parlamentari del Movimento 5 Stelle nelle Commissioni Cultura hanno utilizzato toni perentori, definendo la diffida la “ciliegina sulla torta dopo giorni di bugie e omissioni” di Ghiglia sui suoi rapporti con Arianna Meloni. Ghiglia agisce come “mero esecutore degli ordini di un partito, Fratelli d’Italia, andando così contro l’interesse pubblico. Lasci subito l’incarico”.
Sandro Ruotolo (Responsabile Informazione PD) si è detto convinto che “ci provano in tutti i modi a bloccare Report” e ha espresso il timore che “ogni sentenza, ogni provvedimento dell’Autorità per la Privacy sarà da oggi segnato da un’ombra”, non sapendo più se le decisioni siano state prese in piena trasparenza o dopo “essersi consultati con il partito di riferimento, in questo caso Fratelli d’Italia”. Ha infine ribadito che le dimissioni di Ghiglia sono “l’unica via per restituire un minimo di fiducia nelle istituzioni e nella democrazia”. Walter Verini (Capogruppo PD in Commissione Antimafia) ha focalizzato l’attenzione sul paradosso del ruolo di Ghiglia: “Questo Ghiglia, che dovrebbe garantire la privacy dei cittadini, vorrebbe in realtà garantire solo se stesso, nascondendo i suoi anomali e gravi contatti con esponenti apicali di Fratelli d’Italia prima di assumere decisioni proprio come Garante.” Anche Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) ha insistito sulla necessità di dimissioni immediate per Ghiglia e l’intero vertice dell’Autorità. “La stessa diffida è un precedente pericoloso”.
Le reazioni del governo e della maggioranza
Sulla vicenda Ghiglia-Report, la reazione del Governo e dei partiti di Maggioranza si è caratterizzata per una posizione di silenzio formale e di difesa indiretta del membro del Garante, respingendo le accuse di interferenza politica e schierandosi, di fatto, a sostegno della versione di Ghiglia. Non sono emerse note ufficiali dirette da parte della Presidenza del Consiglio o dei vertici governativi che abbiano chiesto le dimissioni di Ghiglia o criticato apertamente il suo operato.
Il partito di maggioranza, coinvolto direttamente dalla presenza di Ghiglia nella propria sede, ha adottato una strategia di difesa basata sulla minimizzazione e sulla rivendicazione di indipendenza. Arianna Meloni (Capo della Segreteria di FdI e sorella della Premier): È intervenuta per negare qualsiasi coinvolgimento nella decisione del Garante rispetto alla multa a REPORT, definendo la polemica sul suo incontro con Ghiglia un “clima da caccia alle streghe”. Ha confermato l’incontro, ma solo come un breve saluto occasionale, smentendo qualsiasi discussione sulle sanzioni a Report.
Italo Bocchino (Dirigente FdI e Direttore editoriale del Secolo d’Italia): È stato menzionato da Ghiglia come il vero motivo della sua visita alla sede di FdI (un incontro per discutere del suo nuovo libro), fornendo una giustificazione per la presenza del membro del Garante in quel luogo prima del voto sulla multa.
La linea implicita è, al momento, quella di difendere l’indipendenza del Garante, ricordando che il Collegio dell’Autorità è stato nominato nel 2020 (dunque sotto un’altra maggioranza rispetto all’attuale governo Meloni), e che la decisione sulla multa non è stata presa dal solo Ghiglia, ma dall’intero Collegio, a maggioranza.
