“Aspettate i testi, non le fantasie”, è il monito del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in merito alle anticipazioni della stampa sul Superbonus. Giorgetti parla a margine di un evento organizzato da Confindustria Lombardia e Politics Hub a Milano. All’evento “Il giorno de La Verità”, organizzato dall’omonimo quotidiano, Giorgetti ha rincarato la dose sul Superbonus, definendolo “una misura eccezionale per tempi eccezionali, come tante altre cose fatte in epoca pandemica. Finita quella ubriacatura, da questo tipo di droga economica bisogna uscire”.
“Purtroppo – ha sottolineato Giorgetti – la disintossicazione è dolorosa ma qualcuno la deve fare”.
Il ministro ha auspicato che “si metta un punto definitivo” a questa questione. Ha poi inquadrato, per l’ennesima volta, i costi della misura che pesano come un macigno sulle nostre finanze: “I dati sono ormai acclarati è chiaro che nei prossimi quattro anni, o addirittura nei prossimi dieci anni se passa l’emendamento in discussione, avremo allo stato attuale un impatto all’incirca di 30 miliardi ogni anno per i prossimi quattro anni“. Perché, precisa il ministro, “al netto delle detrazioni edilizie normali che sono state sempre attuate in questo Paese” qui siamo di fronte a “circa 150 miliardi in più rispetto alle ordinarie detrazioni che dal ’96 sono sempre state praticate, che sono quelle a cui stiamo tornando in un percorso di disintossicazione, cioè le detrazioni in dichiarazione dei redditi in dieci anni per una percentuale dei lavori. Quello che non è più accettabile perché senza senso è dare il 110% a carico dello Stato a prezzi definiti dalle parti in cui lo Stato non c’è e non può neanche sindacare”.
Quanto alla Sugar tax tende a sminuirne l’importanza quanto a impatto sui conti pubblici: “anche io non sono contento che entri in vigore. L’ultima Legge di bilancio aveva fatto uno sforzo per rinviarla a luglio, con l’emendamento abbiamo fatto un ulteriore sforzo, dimezzando l’importo previsto per l’entrata in vigore al primo di luglio. Stiamo facendo esattamente in queste ore uno sforzo per cercare molto faticosamente di trovare una copertura finanziaria per rinviare l’entrata in vigore al primo gennaio del 2025, credo che alla fine ci arriveremo ma credo che non sia il tema centrale di politica economica del governo”.