Entrano in vigore i dazi americani al 25% nei confronti di Messico, Canada e Cina. Il premier canadese Trudeau annuncia contromisure e dice: “Non saremo il 51mo stato americano”. “Se fate così, le tariffe saliranno ancora”, replica Trump. Le borse mondiali vanno a picco, Milano segna -3,41%.
Una guerra commerciale ma anche verbale. Il primo ministro canadese Trudeau nel giorno in cui entrano in vigore i dazi al 25% di Donald Trump contro il suo Canada, il Messico e la Cina convoca una conferenza stampa d’urgenza e rincara la dose: “i dazi sono stupidi”, dice e annuncia misure di ritorsione del 25% nei confronti delle merci importate dagli stati Uniti. Si parte subito con 30 miliardi per arrivare nelle prossime tre settimane a a un controvalore di 155 miliardi. Dal suo social Truth Trump ribatte e apostrofa Trudeau “governatore”: “Se imponi dazi, le nostre tariffe saliranno”. Una escalation, dunque, potenzialmente inesauribile e pericolosa per i consumatori, aziende e mercati. Nei prossimi giorni anche il Messico presenterà i suoi controdazi.
C’è poi la Cina: malgrado tra le due potenze ci siano già ampie restrizioni, da Washington sono scattati nuovi dazi generalizzati del 10%. Le contromisrure di Pechino: controdazi dal 10 al 15% su beni come pollo, grano, mais e soia made in USA. Il rischio è dietro l’angolo con la possibile ulteriore fiammata dell’inflazione e maggiori costi per le aziende, specie multinazionali, oltre a prezzi maggiorati per gli americani. In Italia c’è grande apprensione: “Una guerra commerciale non conviene a nessuno”, ha detto preoccupata la premier Meloni. Un dazio del 25 per cento sull’export europeo, e quindi italiano, per ora è sospeso. Ma secondo Prometeia potrebbe portare a danni per 19 miliardi al Made in Italy, tra meccanica, farmaceutica e agroalimentare.