
Ad allertare gli ambientalisti sono state due ferite sulla pinna dorsale di Mimmo, il delfino diventato una star a Venezia, con stuoli di ammiratori che lo braccano, lo cercano, lo fotografano, se lo contendono per un selfie, stava rischiando di diventare letale. Ecco perché ricercatori e veterinari, con il supporto della Capitaneria, hanno deciso di mandarlo via, guidandolo verso il mare aperto, al riparo dalle asfissianti e ormai pericolose attenzioni dei turisti.
Ma a Mimmo piace molto giocare. Ecco perché di buon grado si è fatto guidare lungo il corridoio creato dai ricercatori con dei dissuasori sonori calati da barche. Un dispositivo mica semplice da mettere in piedi: per guidare il delfino fuori dalla laguna sono stati impiegati una motovedetta e il battello pneumatico della capitaneria, mezzi di guardia di finanza, vigili del fuoco, polizia locale, protezione civile, guardia costiera ausiliaria e volontaria più altri sei mezzi, con a bordo ricercatori e volontari.
La cosa è sembrata funzionare: Mimmo si è allontanato dal trafficatissimo bacino di San Marco. E invece sei ore dopo la maxi-operazione di allontanamento, Mimmo è tornato “a casa”. Ed è un problema perché l’interesse ormai morboso nei suoi confronti lo mette a rischio, soprattutto adesso che per vederlo sono stati organizzati veri e propri tour con motoscafi pronti a braccarlo.
Nei prossimi giorni, si tenterà nuovamente di accompagnarlo lontano da Venezia e dal suo traffico, probabilmente usando un muro di suono ancor più forte che si spera lo “convinca” ad allontanarsi.
Al netto del clamore mediatico, in realtà i delfini sono animali che frequentano la laguna, ben noti a ricercatori, biologi e pescatori. L’anomalia, in questo caso, è legata al fatto che l’animale abbia scelto di restare così a lungo in un ambiente trafficato e rumoroso.