‘Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi’, tratto dai Cori da ‘La Rocca’ di Thomas Stearns Eliot, è il titolo dell’edizione 2025 del Meeting di Rimini . E proprio sul costruire con mattoni nuovi è andato in scena il primo incontro in assoluto della kermesse, ‘Madri per la Pace’, testimonianza preziosa di due mamme: Layla al-Sheik musulmana di Betlemme che ha perso un figlio piccolo, Qusay nella seconda Intifada e Elana Kaminka, israeliana madre di Yannai, soldato ucciso il 7 ottobre del 2023.
Mamme – affiancate sul palco dalla religiosa comboniana eritrea Azezet Habtezghi Kidane, nota anche come Suor Aziza per anni attiva in Israele e in Palestina– capaci di trasformare in un cammino di riconciliazione il dolore della perdita di un figlio nel conflitto che insanguina il Medio Oriente. “Potevamo iniziare con tante analisi” politiche, economiche, culturali ha introdotto l’incontro il presidente dell a Fondazione Meeting, Bernhard Scholz, “abbiamo scelto” di aprire il tradizionale appuntamento di Cl raccontando che “esistono deserti ma esistono luoghi dove costruire e costruire insieme. Che è possibile portare linfa vitale nei deserti e soprattutto conciliazione nei deserti della guerra. Queste due madri avrebbero avuto tutte le ragioni per chiudersi nel rancore, invece hanno scelto la strada della riconciliazione non scontata. Questo incontro è paradigmatico del messaggio che il Meeting vuole portare”.
Elana Kaminka, israeliana, madre di Yannai, soldato ucciso il 7 ottobre 2023 e Layla al-Sheik, madre musulmana di Betlemme che ha perso un figlio piccolo, (Ansa)
La mamma israeliana: “Gli estremisti fanno gran fracasso”
“Yannai – ha osservato Elana Kaminka – era mio figlio ma è stato per me anche un insegnante, non aveva ancora 21 anni quando ce lo hanno portato via ma era un grande pensatore, si interrogava su cosa vuol dire essere un leader: il primo valore per lui era amare le persone che gli erano affidate e il secondo valore chiave era la responsabilità. Cerco di lavorare per lui, al suo posto. Ho preso il suo esempio: devo cercare io di portare il cambiamento, non solo parlare ma portare avanti il cambiamento che può arrivare solo con la pace”.
“Credo sia importante capire che molto spesso la cosa che influenza di più le persone è la paura e questo vale anche per la mia famiglia. Credo che la paura sia serpeggiante in tutta la società e questo porta le persone a volte a reagire anche in modo irrazionale”. Così Kaminka racconta la sua esperienza nel corso del convegno che ha aperto il Meeting di Rimini.
Elana Kaminka: “La disumanizzazione è uno dei pericoli più grandi”
“Credo che sia importante capire che la paura influenza i comportamenti – argomenta – ma non è facile perché tutto quello che sta succedendo è spaventoso, ci sono missili che arrivano continuamente e e soprattutto per i palestinesi stanno avvenendo cose orribili e che negli ultimi mesi sono diventate sempre più terribili. È importante riconoscere la paura, capire da che cosa è originata e cercare di nuovo dare esempio alle persone non solo tramite parole, ma tramite i fatti”. Quindi, prosegue, “è possibile vivere fianco a fianco coi palestinesi, lavorare con loro. Ci sono tante minacce alla democrazia, ma per fortuna possiamo ancora esprimerci liberamente in Israele e cerco di farlo il più possibile e soprattutto cerco di dare un esempio proprio con la mia vita personale, mostro, appunto, come è possibile riportare la dimensione umana perché sennò la disumanizzazione è uno dei pericoli più grandi in entrambi i campi, in entrambe le parti, è possibile incontrarsi. Dall’altra parte – conclude – c’è un altro essere umano di fronte a me e già mostrare che questa connessione può generare un grande cambiamento in entrambe le società”.
Per quello che sta succedendo “ovviamente sono preoccupata e sono terrorizzata quando vedo i media e vedo tutta la propaganda che viene fatta per le giovani generazioni, ma la cosa importante da ricordare è che gli estremisti fanno sempre un gran fracasso, un gran fracasso sia nei media che sulla stampa. Per noi è molto difficile perché a noi non piace alzare la voce e molto spesso non ci piace far sentire le nostre idee in maniera troppo violenta ma se non parliamo, allora gli unici che verranno ascoltati, che verranno sentiti saranno le voci degli estremisti, soprattutto dei giovani”.
Mamma musulmana: “Per la prima volta ho considerato israeliani come esseri umani”
“Dopo 16 anni”, dalla morte “di mio figlio, ha argomentato Layla al-Sheik ” ho incontrato una persona amica che mi ha raccontato e spiegato cosa fa il Parent Circle“, associazione che vede partecipi persone israeliane e musulmane. “Per la prima volta ho considerato israeliani come esseri umani. Siamo tutti umani. Non c’è niente di peggio che perdere il proprio figlio -ha aggiunto – : ho deciso di fare parte del Parent Circle, partecipare ai forum e portare pace e riconciliazione in tutto il mondo”.
Layla al-Sheik racconta della sua difficoltà iniziale: “c’era una conferenza con il console, poi sono arrivati anche gli ospiti israeliani, mi sono detta che non era facile rimanere lì, nel senso che mi sono sentita disagio, ma poi ho visto qualcosa di incredibile, perché ho visto palestinesi e israeliani, parlare insieme, dialogare, ridere insieme, era la prima volta nella mia vita che assistevo a una scena del genere e mi sono detta ‘allora, anche tu devi ascoltare, devi capire come sono riusciti ad avvicinarsi così tanto’.
“Ho sentito anche gli israeliani parlare di come avevano perso i loro cari, i loro figli – argomenta -: era la prima volta che li vedevo come esseri umani, era la prima volta che ho provato profondamente il senso di condivisione delle stesse lacrime, della stessa sofferenza, perché siamo tutti umani e non c’è niente di peggio di perdere un proprio caro, un proprio figlio e solo appunto chi l’ha vissuto può capire. Da quel momento in poi ho deciso di essere membro attivo di questo forum, Parent Circle – conclude – e quindi ho potuto partecipare a tanti eventi in tutto il mondo per portare un messaggio di riconciliazione”.