Nessun sabotaggio, nessun ordigno per spiegare l’esplosione di Calenzano (Firenze), non sono state trovate tracce di esplosivo. La procura di Prato nei primi accertamenti si è tolta subito questo dubbio, incaricando due periti esplosivisti che hanno svolto rilievi. Invece, è certo per gli inquirenti che nel deposito fosse in corso una manutenzione straordinaria dove decine di autobotti caricano tutti i giorni carburanti e prodotti petroliferi ad alto rischio di infiammabilità ed esplosione. Si indaga per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Ci potrebbero esser state presunte inadempienze, è l’ipotesi investigativa, nella manutenzione straordinaria alle pensiline, in particolare la numero 5 e 6. Agli inquirenti risulta un guasto che causava un malfunzionamento a una linea dismessa da anni, nelle condotte di collegamento tra i silos di stoccaggio, nella parte terminale della linea di carico per le autobotti. Su questa avaria e sulle modalità dei lavori in corso, nonché sulle condizioni di sicurezza in cui i tecnici operavano mentre gli autisti rifornivano i camion, puntano le ricostruzioni per trovare la causa dello scoppio che il 9 dicembre ha fatto 5 vittime e 26 feriti di cui due ustionati gravi.
Il disastro di Calenzano, focus sulle condizioni di rischio in cui si svolgeva la manutenzione
Di Sala Notizie1 min di lettura
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