Come previsto per questo nono test, alcuni minuti dopo il lancio il primo stadio del razzo (Super Heavy) si è separato dallo stadio superiore (navetta Starship) per rientrare sulla Terra ed effettuare un ammaraggio controllato. Ma i controllori di SpaceX hanno perso il contatto con il booster che è andato distrutto (non si sa se per esplosione o perché precipitato troppo velocemente in mare).
La Starship, invece, ha continuato la sua ascesa nello Spazio raggiungendo la traiettoria suborbitale pianificata circa nove minuti dopo l’inizio del volo. In questa missione SpaceX voleva dispiegare anche il suo primo carico utile in assoluto: “simulatori” dei suoi satelliti internet Starlink da rilasciare per poi bruciare nell’atmosfera. Neanche questa operazione però è stata effettuata: il portellone per far uscire i satelliti non si è aperto.
Un successivo problema nel controllo d’assetto della Starship ha causato il bypass del sistema di accensione del motore Raptor e ha impedito alla navetta di raggiungere la posizione prevista per il rientro. La Starship è stata quindi sottoposta a una procedura automatica per scaricare la pressione residua e posizionare il veicolo nelle condizioni di massima sicurezza per il rientro. Il contatto con la navicella è stato perso dopo circa 46 minuti di volo, con la previsione che i detriti sarebbero caduti nell’area di rischio pianificata nell’Oceano Indiano.