Assalto alla redazione de La Stampa a Torino, durante le manifestazioni per lo sciopero generale del 28 novembre. Contestatori Pro Pal hanno lasciato il corteo principale e si sono diretti alla sede del quotidiano. Hanno quindi lanciato letame oltre le cancellate e scritto frasi sui muri. Tra le scritte: “Giornalisti complici dell’arresto in Cpr di Mohamed Shahin”, in riferimento alla notizia di convalida di trattenimento al Cpr di Caltanissetta, da parte della Corte d’Appello di Torino, dell’imam di via Saluzzo. Il religioso aveva definito l’attacco del 7 ottobre “un atto di resistenza, avvenuto dopo anni di occupazione”.
Quindi, il gruppo ha forzato un ingresso laterale della sede del quotidiano ed è entrato nelle redazioni, vuota per l’adesione dei giornalisti al concomitante sciopero indetto dalla Fnsi. “Non è finita qua, la Palestina la vogliamo libera come vogliamo libero il nostro compagno e fratello Mohamed Shahin”, ha scandito uno dei contestatori al microfono.
In un post su Instagram il collettivo Ksa (“Kollettivo studentesco autonomo”) ha spiegato che il blitz è stato fatto perché i giornalisti sarebbero responsabili di aver “dipinto Mohamed Shahin come uno spaventoso terrorista”.
Il Presidente Mattarella ha espresso la sua “solidarietà” e la sua “ferma condanna” all’azione contro il quotidiano.
La premier Meloni, ha telefonato al direttore del quotidiano, Andrea Malaguti, per esprimere a lui e a tutti i giornalisti della testata la sua solidarietà per un fatto gravissimo che merita assoluta condanna. Anche il ministro degli Interni Piantedosi ha chiamato Malaguti per esprimergli la propria solidarietà. Il titolare del Viminale ha avviato una verifica approfondita sui fatti, definiti da lui “inaccettabili”.
Messaggio di vicinanza anche dalla segretaria del Pd Elly Schlein: “Ho sentito il direttore de La Stampa, Andrea Malaguti, e ho espresso solidarietà a lui, alle giornaliste e ai giornalisti e a tutti i dipendenti per l’inqualificabile episodio dell’irruzione avvenuta nella sede del quotidiano torinese al termine di una manifestazione. Un atto grave e inaccettabile, ogni sede di giornale è presidio di libertà e democrazia”.
