Anche l’ironia è un diritto e le migliaia di persone che sfilano per le strade di Roma, tra lo striscione dei partigiani e l’effigie di papa Francesco, conoscono benissimo la differenza tra sobrietà e silenzio, “Ma bisogna esserci! Assolutamente! Questa è la scelta fondamentale ovunque, in ogni piazza, in ogni strada, più o meno sobri ma bisogna esserci”, dice una manifestante. La strada è lunga, un passo alla volta da ottant’anni. Luciana Romoli in quei giorni c’era, qui la conoscono tutti con il suo nome da staffetta partigiana, ‘Luce’: “Noi non dimentichiamo, quello che abbiamo fatto allora lo continuiamo a fare oggi”, dice, “Il 25 aprile è la festa di tutti, è la festa di tutti gli italiani di tutte le italiane”.
In piazza in ogni parte d’Italia, uomini e donne, tante famiglie e giovani: “Oggi come ieri antifascisti, oggi come ieri partigiani, noi siamo qua e non faremo silenzio”, dice un ragazzo. “Noi viviamo sulle nostre spalle come ‘famiglia arcobaleno’ le discriminazioni, la mancanza di diritti e quindi per forza il 25 aprile è anche la nostra festa”, dice una ragazza con una bambina sulle spalle.
La voglia di fare festa per la fine del nazifascismo e della guerra e di ricostruire, partendo da luoghi come Ventotene. A Pesaro anche la senatrice a vita Liliana Segre intona il canto dei partigiani. Ad Ascoli un innocuo striscione trasforma la festa in un’identificazione della polizia. A Orbetello il sindaco aveva revocato l’autorizzazione alla manifestazione e i vigili hanno multato i manifestanti per occupazione di suolo pubblico.