“Sì ho fatto gli accessi, ci scambiavamo favori. Era il mio ex capo e non sono riuscito a dire di no”.
E’ il poliziotto Marco Malerba, colpito da interdittiva nell’inchiesta sui presunti dossieraggi illeciti su cui indaga la Dda di Milano, il primo ad ammettere, davanti al gip Fabrizio Filice, gli accessi abusivi fatti ai sistemi informatici per carpire informazioni riservate. Un reato che avrebbe commesso dato il suo legame con l’ex super poliziotto Carmine Gallo, ora ai domiciliari.
Sono iniziati oggi gli interrogatori dei quattro arrestati nell’inchiesta sui presunti dossier illeciti che vede al centro la società Equalize.
In sostanza, Malerba, che era in servizio al commissariato di Rho-Pero, nel Milanese, prima di essere sospeso il 25 ottobre con misura cautelare, ha ammesso, rispondendo alle domande del giudice, alla presenza anche del pm Francesco De Tommasi e difeso dal legale Pietro Romano, gli accessi abusivi alle banche dati, in particolare allo Sdi delle forze dell’ordine. E ha spiegato che Gallo, l’ex super poliziotto, “era il suo ex capo” e che quindi non sarebbe “riuscito a dire di no, nell’ambito di un rapporto di scambio di favori”.
Gallo e Calamucci non rispondono al gip
Samuele Nunzio Calamucci, esperto informatico, e l’ex poliziotto Carmine Gallo si sono avvalsi, invece, della facoltà di non rispondere, ma hanno fatto dichiarazioni spontanee dicendosi pronti a chiarire davanti al titolare dell’inchiesta la loro estraneità nell’indagine sul presunto dossieraggio illecito.
I due, entrambi ai domiciliari, sono comparsi davanti al gip di Milano Fabrizio Filice, presente il pm Francesco De Tommasi, per essere interrogato insieme agli altri due indagati agli arresti domiciliari.
”Gallo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dimostrerà più avanti, in un interrogatorio al pm, la sua estraneità ai fatti contestati”. Ha chiarito di aver “sempre rispettato la legge” e che lo farà anche ora” spiega l’avvocato Antonia Rita Augimeri, che sottolinea come il suo assistito ”è stato un servitore dello Stato per 40 anni”. Accerchiato dai giornalisti si è limitato a dire, di fronte alle domande insistenti, ”è la vita…”.
Calamucci, la mente tecnologica del gruppo, ai domiciliari come Gallo, Camponovo e Giulio Cornelli, invece, si sarebbe difeso con dichiarazioni. “da quello che ho letto – ha detto, in sostanza – ci sono delle esagerazioni, perchè si rappresentano dei fatti che sono impossibili dal punto di vista empirico”. Calamucci, fanno sapere i legali dell’informatico, Antonella Augimeri e Paolo Simonetti, si riferisce in particolare alla possibilità tecnica di ‘bucare’ le banche dati delle forze dell’ordine da remoto e incamerarne i dati, come il Sistema di Indagine (SDI), .
Calamucci “ha precisato la sua volontà di chiarire la posizione processuale non appena si andrà a delineare un quadro completo e univoco delle attività inquirenti”. “A prescindere dalle suggestioni mediatiche il nostro assistito – fanno sapere gli avvocati – si confronterà con gli inquirenti nella ricostruzione del mosaico processuale, non appena saranno conosciuti gli atti attraverso i quali sono stati formulati i numerosi capi di incolpazione”.
Carmine Gallo, interrogatori di garanzia su presunta rete di cyber spie, Milano, 31 Ottobre 2024 (Ansa)
Camponovo a Gip: “Ricevere dati e fare dossier, quello era il mio posto”
Solo una ricezione di dati per stilare i dossier, così ‘restavo al mio posto’. Sarebbero queste le parole pronunciate da Massimiliano Camponovo, l’altro presunto hacker arrestato venerdì, nelle brevi dichiarazioni spontanee rese al gip questa mattina durante l’interrogatorio di garanzia.
Camponovo ha detto di essere “preoccupato, perché avevo percepito che dietro a questo sistema c’era qualcosa di oscuro”. Per questo “teme per la sua incolumità, per la sua famiglia”. Avrebbe riferito in sostanza che a un certo punto sarebbe dovuto stare al suo posto: “Mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo”.
Anche il militare della Gdf della Dia di Lecce, Giuliano Schiano, sospeso dal servizio con misura cautelare perchè avrebbe passato dati riservati, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Verosimilmente alcuni arrestati e indagati si faranno interrogare nelle prossime settimane dal pm della Dda, guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci.
Non sono state ancora fissate, poi, le udienze al tribunale del riesame, al quale la procura ha fatto ricorso per chiedere tredici custodie cautelari in carcere (anche per gallo e calamucci) e tre domiciliari, anche per Enrico Pazzali, l’autosospeso presidente di Fondazione Fiera Milano.