
Nel terzo trimestre, nonostante il calo degli occupati, il tasso di disoccupazione scende al 6,1%, in calo di 0,2 punti sul trimestre precedente. Lo rileva l’Istat spiegando che il tasso di inattività sale al 33,3% (+0,3 punti). Sulla base dei dati non destagionalizzati il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre è al 5,6%, invariato rispetto al terzo trimestre 2024.
Nel terzo trimestre 2025, l’input di lavoro utilizzato nel complesso dal sistema economico (espresso dalle ore lavorate di Contabilità Nazionale) è aumentato dello 0,7% in termini congiunturali e del 2% in termini tendenziali.
Il numero di occupati, stimato dalla Rilevazione sulle forze di lavoro al netto degli effetti stagionali, è in lieve calo rispetto al trimestre precedente, attestandosi a 24 milioni 102 mila unità; alla diminuzione dei dipendenti a termine (-51 mila, -2,0%) e alla stabilità di quelli a tempo indeterminato si contrappone la crescita del numero di indipendenti (+14 mila, +0,3%). Il tasso di occupazione è pari al 62,5%, (-0,1 punti), risultando in calo per gli uomini, i giovani e nelle regioni centro-settentrionali, stabile per le donne, i 35-49enni e nel Mezzogiorno, e in crescita soltanto per i 50-64enni. Il tasso di disoccupazione scende al 6,1% (-0,2 punti) e quello di inattività sale al 33,3% (+0,3 punti).
Nelle imprese dell’industria e dei servizi le posizioni lavorative dipendenti, al netto degli effetti stagionali, crescono di 0,4% rispetto al trimestre precedente, stessa crescita per i full time e leggermente inferiore per i part time (+0,2%). Nel confronto tendenziale, le posizioni lavorative crescono dell’1,6%, con una dinamica più intensa nella componente full time (+1,7%) rispetto a quella part time (+1,3%).
Le ore lavorate per dipendente aumentano sia rispetto al trimestre precedente (+1,0%) sia in confronto al terzo trimestre 2024 (+1,3%). Le ore di cassa integrazione (Cig) diminuiscono in termini tendenziali di 1,5 ore ogni mille ore lavorate.
L’indice destagionalizzato del costo del lavoro per Ula aumenta dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, a seguito della crescita sia della componente retributiva sia dei contributi sociali (+0,7% e +1,2%, rispettivamente). Su base annua l’aumento del costo del lavoro è del 3,3%, per effetto della crescita delle retribuzioni (+2,8%) e, soprattutto, dei contributi sociali (+4,8%).
Il tasso di posti vacanti, pari all’1,8%, aumenta di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e diminuisce di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2024. Nel terzo trimestre 2025 sulla base dei dati non destagionalizzati prosegue con minore intensità rispetto ai trimestri precedenti la crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+121 mila, +0,7% in un anno) e degli indipendenti (+114 mila, +2,2%) che compensa la riduzione dei dipendenti a termine (-241 mila, -8,6%). L’aumento degli occupati a tempo pieno (+301 mila, +1,5%) bilancia il calo di quelli a tempo parziale (-308 mila, -7,6%).
Nel terzo trimestre diminuiscono gli scoraggiati, -27,2%
L’Istat rileva anche che nel terzo trimestre del 2025 si registra una lieve riduzione degli inattivi tra i 15 e i 64 anni rispetto allo stesso periodo del 2024 (-0,3%) a 12 milioni 498mila ma questa si concentra tra coloro che non cercano un impiego perché scoraggiati, ovvero perché ritengono di non riuscire a trovarlo. Si tratta nel terzo trimestre di 724mila persone con una riduzione di 270mila unità (-27,2%). Si registra un calo degli inattivi anche tra quanti sono in pensione o non sono interessati a lavorare (-240 mila, -13,8% rispetto al terzo trimestre 2024). Aumentano gli inattivi per motivi di studio (+336 mila, +7,7%) e familiari (+163 mila, +5,3%) e quanti si dichiarano in attesa degli esiti di passate azioni di ricerca.