‘L’Italia ha registrato il calo più significativo dei salari reali tra tutte le principali economie dell’Ocse’: è quanto si legge nel rapporto sulle Prospettive Occupazionali 2025 dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) presentato oggi a Parigi dove ha sede l’organizzazione. Nella parte riguardante la situazione italiana si aggiunge che “nonostante un aumento relativamente consistente nell’ultimo anno, all’inizio del 2025 i salari reali erano ancora inferiori del 7,5% rispetto all’inizio del 2021”. Più in generale, l’organizzazione internazionale spiega che i “salari reali stanno crescendo praticamente in tutti i paesi dell’OCSE, ma in metà di essi sono ancora inferiori ai livelli dell’inizio del 2021, prima dell’impennata dell’inflazione che ha seguito la pandemia da Covid-19”.
Il dato, uno dei più interessanti dell’ultimo rapporto OCSE sull’occupazione, ha suscitato diversi commenti tra i quali quello del presidente del CNEL, Renato Brunetta : “Il non pieno recupero del salario reale in Italia è di fatto il contraltare dei livelli record di occupazione che il Paese ha registrato, anche questi riportati nella nota dell’OCSE. Evidenze recenti suggeriscono, infatti, che le imprese italiane negli ultimi due anni abbiano preferito assumere lavoratori, piuttosto che investire in capitale, in particolare tecnologico.” ha dichiarato Brunetta. ” Questo perché il capitale porta con sé un costo d’uso legato alla disponibilità di competenze sul mercato del lavoro che è molto difficile trovare. Il risultato è stato un rallentamento della produttività e dunque un faticoso recupero dei livelli salariali dopo lo shock energetico. La soluzione strutturale per uscire da questo equilibrio è destinare più risorse alla formazione, a tutti i livelli. Dalla riforma degli ITS, al potenziamento delle politiche attive di formazione dei disoccupati, alla formazione continua sul posto di lavoro. Solo così l’Italia potrà recuperare crescita, produttività e salari in maniera sostenibile, preservando i livelli occupazionali” ha concluso il presidente del CNEL .
Cnel – Renato Brunetta durante la conferenza stampa sugli esiti dell’assemblea sul salario minimo (LaPresse)

Ocse (ANSA)
Le previsioni dell’intera zona OCSE: occupazione in crescita dell’1,1% nel 2025, dello 0,7% nel 2026
L’occupazione nella zona OCSE, equivalente a 668 milioni di posti di lavoro a maggio 2025 (in aumento del 26% rispetto al 2001), dovrebbe progredire dell’1,1% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026: il dato è riportato nel Oecd Employment Outlook 2025 , il rapporto 2025 sulle Prospettive Occupazionali dell’OCSE presentato a Parigi.
Il tasso di disoccupazione è stato del 4,9% a maggio 2025 e dovrebbe restare a bassi livelli nel 2026. Quello che riguarda le donne è superiore di 0,5 punti rispetto a quello degli uomini. “I mercati del lavoro dell’OCSE”, ha commentato in una nota Mathias Cormann, segretario generale dell’organizzazione, “rimangono resilienti: i tassi di occupazione sono ulteriormente aumentati nell’ultimo anno, raggiungendo il 72,1% nella media dei paesi OCSE, il livello più alto registrato almeno dal 2005″. Tuttavia, avverte Cormann, “si prevede che l’invecchiamento della popolazione porterà a significative carenze di manodopera e pressioni fiscali. Stimiamo che entro il 2060 la popolazione in età lavorativa diminuirà dell’8% nell’area OCSE e che la spesa pubblica annua per pensioni e sanità aumenterà di 3 punti percentuali del Pil. I governi devono adottare misure ambiziose per offrire migliori prospettive di lavoro ai lavoratori più anziani, liberare il potenziale inutilizzato di donne e giovani nel mercato del lavoro e dare impulso agli incrementi di produttività, anche garantendo che i lavoratori abbiano le competenze necessarie per sfruttare i nuovi strumenti di intelligenza artificiale”.

Mathias Cormann, segretario generale dell’OCSE (Getty)