L’Italia è l’ultimo tra i Paesi del G7 per spesa sanitaria e solo il 14esimo sui 27 dell’Area Euro. È il nostro poco invidiabile primato certificato dalla Fondazione Gimbe. La spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,3% del Pil, percentuale inferiore sia alla media Ocse (7,1%) sia a quella europea (6,9%). E per la spesa pro capite il gap con i Paesi europei è di 43 miliardi di euro. Nel 2024 la spesa sanitaria pubblica pro-capite in Italia si è attestata a 3239 euro, un valore nettamente inferiore sia alla media Ocse (3906 euro) sia alla media dei Paesi europei (3960 euro).
infermiere – immagine di repertorio (ansa)
“Il sottofinanziamento pubblico della sanità italiana – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – è ormai una questione strutturale che, oltre a generare tensioni crescenti in Parlamento, sta mettendo in grandi difficoltà tutte le Regioni, sempre più in affanno nel garantire i livelli essenziali di assistenza mantenendo in ordine i bilanci. Ma oggi il conto più salato di queste scelte miopi lo pagano anzitutto i cittadini, costretti a confrontarsi ogni giorno con liste d’attesa fuori controllo, pronto soccorso al collasso, carenza di medici di famiglia, disuguaglianze territoriali e sociali sempre più marcate e la necessità sempre più frequente a pagare di tasca propria visite e prestazioni sanitarie fino a rinunciare del tutto”. Nel 2024, ricorda Gimbe, sono state infatti costrette a rinunciare alle cure per motivi economici ben 5,8 milioni di persone, quasi 1 italiano su 10.

Fondazione Gimbe (Fondazione Gimbe)
Dura la posizione del Pd, che parla di “rischio collasso per il Ssn”: “Noi siamo pronti a raccogliere l’appello della Fondazione Gimbe. Pronti a discutere con Governo e maggioranza se ce ne saranno le possibilità. Ma anche pronti a fare una dura battaglia di opposizione se sentiremo la destra ancora una volta parlare di ‘finanziamento record’ per la sanità. La difesa della sanità pubblica è per noi una priorità assoluta”, afferma Marina Sereni, responsabile Salute.
Critico anche il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, che chiede “misure immediate”. “Finché si continuerà a fare diagnosi e a trattare la sanità in modo ideologico, la strada sarà in salita. Occorrono invece soluzioni e misure urgenti immediate per arrestare l’emorragia di medici che abbandonano gli ospedali”, avverte il segretario nazionale del sindacato, Pierino Di Silverio.