L’appunto è datato 20 luglio 1992. Il giorno dopo la strage di via D’Amelio. Arnaldo La Barbera, capo della Mobile di Palermo, scrive di avere consegnato a Giovanni Tinebra, procuratore della Repubblica di Caltanissetta “uno scatolo in cartone contenente una borsa in pelle e una agenda appartenenti al giudice Borsellino”. Forse è quella cercata da 33 anni: l’agenda rossa.
La consegna sarebbe avvenuta nell’ufficio di La Barbera. Il documento è nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta che indaga ancora su via D’Amelio.
Il pool guidato da Salvatore De Luca ha disposto una serie di perquisizioni nelle case della vedova e dei figli di Tinebra, morto nel 2017.
I carabinieri del Ros sono entrati in tre appartamenti a Catania e a Caltanissetta. Hanno sequestrato documenti e aperto una cassetta di sicurezza.
L’inchiesta riguarda uno dei filoni dell’inchiesta sui cosidetti mandanti esterni della strage Borsellino. Quello della massoneria del quale hanno parlato alcuni pentiti.
Giovanni Tinebra avrebbe fatto parte di una loggia coperta a Nicosia come emergerebbe da alcune intercettazioni in un’ inchiesta condotta dalla Procura di Napoli negli anni Novanta.
Tinebra è stato per diversi anni procuratore della repubblica nel paese della provincia di Enna prima di diventare capo del pool di magistrati che coordinava le indagini condotte da Arnaldo La Barbera. Il poliziotto ritenuto il regista del depistaggio di via D’Amelio.