Come di consuetudine alla vigilia di un vertice europeo di particolare importanza, il presidente del Consiglio va in Parlamento e comunica formalmente a deputati e senatori quale sarà la posizione dell’Italia sui temi all’ordine del giorno. Altrettanto consuetudinaria è la reazione delle opposizioni che presentano una mozione contraria (salvo in pochi casi). La consuetudine finisce qui. Il motivo è proprio il primo dei temi di cui si discuterà a Bruxelles: la politica di riarmo dell’Unione europea, il cosiddetto ReArmEurope proposto a grandi linee nei giorni scorsi dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Nessun tema ha avuto un effetto tanto dirompente sulla composizione di maggioranza e della stessa opposizione. Al Parlamento europeo FI, Azione e Iv hanno votato a favore come metà del PD, mentre l’altra metà dei Dem si è astenuta così come ha fatto FdI. Contrari Lega, M5S, Avs e Verdi.
Ci sono almeno tre linee di problemi che troveranno martedì 18 marzo una rappresentazione in Parlamento: il primo problema è di Giorgia Meloni che deve garantirsi il voto favorevole anche della lega salviniana, dando per scontato quello di Forza Italia. Matteo Salvini non ha fatto nulla nei mesi scorsi per mostrarsi d’accordo con la premier sul più qualificante punto di politica estrera: la collocazione italiana in Europa e il rapporto conflittuale con Mosca, mentre entrambi vorrebbero presentarsi come interlocutori privilegiati di Washington. “No alle armi e ai 40 miliardi a Kiev” è il mantra della Lega.
Il secondo problema è simmetrico e vale per l’opposizione: lo sforzo costante della segretaria del PD, Elly Schlein, di trovare punti di intesa con il M5S, ancorché esili, naufragherà quasi certamente proprio sulla politica estera visto che Giuseppe Conte si è fatto interprete di quella parte di opinione pubblica che non ne vuole sapere di una difesa europea comune. I 5 Stelle chiedono che il ReArmEurope sia sostituito da un piano di investimenti su sanità e lavoro. Posizione simile a quella di Avs. “Buttare 800 miliardi di euro in nuove armi significa suicidare l’Europa e il suo progetto”, ha ripetuto anche oggi Nicola Fratoianni.
Il terzo problema è tutto interno al Pd dopo giorni di tensioni seguiti alla spaccatura della scorsa settimana nel voto in Europa. Non è la prima volta che il Partito democratico sembra sul punto di deflagrare.
Mentre in altre occasioni il testo delle risoluzioni sulle comunicazioni di Meloni è stato scritto a più mani, stavolta dovrebbe essere Provenzano a portare una proposta sul testo da presentare in Parlamento, riferiscono fonti parlamentari dem. “Noi non possiamo sconfessare il voto dei ‘nostri’ in Europa”, avvertono dall’area riformista. ‘Pontieri’ sarebbero al lavoro per tentare una sintesi.
Operazione complicata ma possibile “se c’è la volontà politica di farlo”, si sottolinea. Sintesi che tenga unite le anime dem ed eviti che qualcuno sia tentato dal sostenere le mozioni, o parti delle mozioni, di altri gruppi. Domani mattina alle 11 e 30 è fissata alla Camera una riunione congiunta dei deputati e senatori dem.