“Era il 20 marzo 1994: sono passati esattamente 31 anni dalla barbara uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin avvenuta a Mogadiscio, in Somalia, in circostanze mai chiarite. Il loro ricordo in tutti i giornalisti della Rai, e del Tg3 in particolare, è vivo e non sbiadisce”.
Lo scorso marzo l’intenzione di realizzare un murale sulla facciata principale della palazzina del TG3 all’interno del Centro Rai di Saxa Rubra, a Roma. Oggi, l’inaugurazione alle 11 con una diretta che vuole ricordare la giornalista 33enne uccisa a Mogadiscio assieme al suo collega operatore.
Ilaria Alpi aveva alle spalle l’esperienza di molti reportage in Somalia: come cronista si occupava della guerra, del malaffare e della condizione femminile. Laureata in lingua araba all’Università del Cairo, conosceva bene il mondo islamico, sapeva perfettamente quel che faceva: quando fu uccisa il 20 marzo 1994, si stava occupando del traffico di rifiuti tossici. Molto si è compreso in questi anni sui motivi per cui Ilaria e Miran erano “scomodi”, ma una verità giudiziaria non c’è mai stata, ai nomi dei colpevoli non si è mai arrivati. Nonostante gli sforzi dei familiari e, in particolare, di Luciana Alpi.
Misteri e depistaggi hanno segnato questa vicenda, a cominciare dal girato di Miran sottratto e ricomparso dopo più di un mese, appunti e documenti spariti, i soccorsi mancati sul luogo del delitto e l’autopsia non eseguita. E non ha portato frutti neanche la Commissione parlamentare d’Inchiesta presieduta dall’onorevole Carlo Taormina, basata su fatti poi smentiti, a cominciare dall’identificazione dell’automobile su cui viaggiavano i giornalisti Rai.