Si rivolge al nostro paese, Yulia Navalnaya, per chiedere che non sia offerto un palcoscenico a chi considera complice dei peggiori crimini di Putin. “Il direttore d’orchestra Gergiev”, scrive su Repubblica la vedova del dissidente russo Aleksjx Navalny, “non è solo un amico di Putin, ma complice fiancheggiatore e cantore del regime. Farlo esibire a Caserta sarebbe un regalo alla propaganda del Cremlino”. L’ultima volta di Valerij Gergiev era stata alla Scala di Milano per la “Dama di picche” di Tchaikovsky. Quella notte Mosca avrebbe attaccato l’Ucraina. Era il 23 Febbraio 2022, dalla star russa nessuna condanna, nonostante l’esplicita richiesta del sindaco Sala, il rapporto finì lì. Da allora in poi molti altri teatri in Europa e non solo hanno fatto a meno della sua bacchetta. Ora il suo ritorno in cartellone il 27 luglio alla Reggia di Caserta fa rumore e divide la politica. La Regione Campania che promuove il Festival “Un’estate da Re” si difende: “Noi sempre dalla parte del dialogo e della pace”, rivendica il governatore De Luca, “non accettiamo logiche di preclusione”. Interviene anche il leghista Fedriga, smarcandosi ancora da Salvini che in più occasioni non ha preso le distanze da Putin: “Il tema”, dice, “non è il passaporto del maestro Gergiev da respingere, è l’uso propagandistico della cultura per giustificare l’inaccettabile”. “L’arte non si può censurare”, dice il ministro Giuli, “ma un’altra cosa è la propaganda, anche se fatta con talento”. E chissà cosa ne penserà il pubblico della Reggia.