“Quando vengo qui in Italia visito prima il Santo Padre e poi visito il popolo italiano e il governo italiano. Questa volta io sono venuto a visitare Papa Francesco perché non posso dimenticare quello che ha fatto Papa Francesco per la Palestina, per il popolo palestinese: non posso dimenticare che ha riconosciuto la Palestina senza chiedere”.
Parla il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese all’uscita della Basilica di Santa Maria Maggiore, dopo i fiori e l’omaggio alla tomba di Bergoglio. Nel 2015 l’accordo tra Santa Sede e Stato di Palestina, entrato in vigore un anno dopo. Quel riferimento dell’anziano leader palestinese è quasi un invito al governo italiano.
Inizia così la sua trasferta romana. Domattina è atteso in Vaticano da Papa Leone: il primo incontro dopo la telefonata del 21 luglio sul conflitto a Gaza e le violenze in Cisgiordania. Oggi quella che Prevost ha definito ieri sera “tregua molto fragile”. “Ma almeno ”, ha detto, “la prima fase dell’accordo di pace va avanti e ora bisogna cercare la via per pasare alla seconda fase e garantire il diritto di tutti i popoli”.
Nella navata tra i fedeli qualcuno grida: “Palestina!”. E lui si ferma a salutare.
