È altissimo, il debito pubblico resta a un passo dai 3000 miliardi, appena un mini calo di un miliardo a luglio quando dopo il buon andamento della prima metà dell’Anno sono calate anche le entrate fiscali: meno 8,4%. Resta difficile, dunque, il quadro dei conti pubblici, punto di partenza del piano strutturale di bilancio che domani arriva in consiglio dei ministri per un primo esame, ancora parziale. Non ci saranno infatti ancora le stime definitive, in attesa della revisione dei dati dell’istat il 23 settembre. Il governo chiederà all’Europa più tempo, 7 anni per il rientro del deficit ma in cambio dovrà dare garanzie su investimenti e riforme.
In vista della manovra, dunque, i margini restano strettissimi, tra le incognite per le coperture anche il gettito del concordato preventivo per gli autonomi. Nell’esecutivo si teme il flop e per sventarlo la maggioranza ha proposto un emendamento al decreto Omnibus in discussione in Senato. Per chi aderisce scatterebbe anche la possibilità di sanare le pendenze fiscali pregresse, tra il 2018 e il 2023. Le opposizioni accusano: è l’ennesimo condono. Tra le proposte anche la proroga al 2027 del taglio delle imposte per chi rientra dall’estero, compresi i calciatori. Altri emendamenti di maggioranza infine chiedono di rinviare di 3 mesi al gennaio 2025, la patente a punti per la sicurezza nei cantieri.