“Abbiamo competenze, abbiamo strutture, abbiamo tecnologia e sappiamo muoverci”. Con queste parole, nel marzo 2023, l’imprenditore 34enne indagato a Milano, assieme ad un socio 60enne, avrebbe proposto “al servizio di intelligence russo Fsb la propria collaborazione per svolgere ‘delle attività per sostenere la pace in ogni modo'”. Lo si legge nell’imputazione dell’avviso di conclusione indagini notificato ieri ai due, che si sarebbero messi a disposizione per attività di spionaggio per gli 007 di Mosca, in cambio di criptovalute, ma anche perché ideologicamente filo-russi.
Attività di spionaggio “chiaramente in contrasto con gli interessi nazionali italiani”, come scrive la Procura. Sull’identità dei due indagati c’è massimo riserbo da parte di inquirenti ed investigatori, anche perché chiusa questa tranche su di loro, senza misure cautelari, gli accertamenti dei pm e del Ros dei carabinieri vanno avanti su una ‘rete’ nella quale potrebbero essere, in sostanza, finiti i due imprenditori. I due avrebbero accettato la “richiesta avanzata dall’agente russo”, col quale erano in contatto via Telegram, “di reperire documenti classificati Nato e relativi al conflitto russo-ucraino, fotografie di obiettivi militari sensibili presenti sul territorio italiano, nonché di fornire la mappatura dei sistemi di videosorveglianza e delle cosiddette ‘zone grigie’ su Milano, queste ultime da intendersi come zone non coperte da sistemi di videosorveglianza”.
Concretamente, stando a quanto risulta, i due avrebbero portato a termine un compito, ossia monitorare, pure con attività di dossieraggio, un imprenditore specializzato nel campo dei droni e della sicurezza elettronica e che interessava ai russi. Gli altri sarebbero rimasti progetti. I pm contestano l’aggravante della finalità di terrorismo “in quanto le condotte, per loro natura (attività di spionaggio su persone e obbiettivi sensibili) e contesto (servizio di intelligence russo operante in uno scenario geopolitico di conflitto tra Federazione Russa e Ucraina) possono arrecare un grave danno al Paese”.