Nel duplice omicidio avvenuto a Roma, è rimasto vittima uno dei più stretti collaboratori del capo dei capi della mafia cinese, Naizhong Zhang. Chi è quest’ultimo? È veramente un capo dei capi?
Secondo la Dda di Firenze la vittima era un affiliato alla mafia cinese. Uno dei luogotenenti di Zhang Naizhong, considerato tra gli esponenti di spicco delle triadi operanti in Europa nelle comunità cinesi. Queste organizzazioni sono coinvolte in una vasta gamma di attività illecite, hanno una struttura gerarchica e, negli ultimi anni, alcune di queste organizzazioni hanno ampliato notevolmente le loro attività illegali a livello internazionale, collaborando con altri gruppi criminali.
Nel linguaggio mafioso cosa significa questo omicidio?
Credo sia ancora troppo presto per dare un giudizio di merito. Occorre capire se si sia di fronte ad un regolamento di conti interno, oppure a un conflitto con altre organizzazioni criminali che operano a Roma. Nel primo caso, solitamente le mafie cinesi non sono quasi mai così eclatanti nelle loro faide, se hanno cambiato strategia occorrerà capire il perché. Se si fosse nella seconda ipotesi, invece, quest’omicidio potrebbe rappresentare una prova di forza sul territorio verso le altre mafie che si contrappongono a quelle cinesi. Sulla base dell’esperienza acquisita sul campo, credo che questi scenari ipotizzati possano essere entrambi plausibili nella realtà. Mi auguro scopriremo presto quale dei due corrisponda alla realtà.
Secondo lei quanto è presente a Roma la mafia cinese?
La mafia cinese è presente e strutturata a Roma e le varie operazioni di polizia e le inchieste della magistratura confermano che fa affari anche in alleanza con le altre mafie presenti sul territorio della Capitale. Sappiamo bene che recentemente la mafia cinese è associata al traffico di fentanyl, dei suoi precursori e di altre sostanze stupefacenti sintetiche e non. In Italia, le varie attività criminose si concentrano su gioco d’azzardo, contraffazioni, traffico di clandestini, prostituzione ed estorsioni. Tutti settori che vedono le varie mafie spartirsi territori e piazze di spaccio.
Molti analisti e gli stessi inquirenti hanno parlato faide per il monopolio della logistica nel settore dell’abbigliamento, la cosiddetta “guerra delle grucce” di Prato, lei cosa ne pensa?
Guardi credo che Prato, in Italia e in Europa, sia un punto nevralgico delle dinamiche criminali cinesi. L’inchiesta “China Truck” del 2018, coordinata dai magistrati della Dda di Firenze, sull’attività di bande di trafficanti cinesi soprattutto nel campo dell’abbigliamento legato alla logistica a Prato, è la prova regina di quanto ho appena affermato. I magistrati misero alla luce la presenza nella città toscana di boss di primo piano della mafia cinese collegate alla madrepatria e con basi operative in Europa. Il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli ha confermato più volte un’escalation criminale nel suo circondario con violenze, aggressioni, omicidi, incendi ad aziende in Toscana e anche a Madrid e Parigi. Queste azioni criminali vanno studiate perché serviranno a ricostruire i nuovi equilibri che si creeranno tra le cosche cinesi e con le mafie italiane ed europee.
Quanto sta accadendo in questi giorni, secondo lei, rischia di rompere gli equilibri esistenti tra le mafie a Roma?
Non credo che questo accadrà poiché non converrebbe a nessuna delle organizzazioni criminali operanti nella città capitolina. Le organizzazioni mafiose oggi fanno rete, sono fluide e sempre in continua metamorfosi. Sono mercatistiche e transnazionali e si dividono tra loro utili che noi comuni mortali non riusciremmo neanche a immaginare. Se si facessero la guerra questo eldorado finirebbe e loro questo lo sanno benissimo.
Lei ha più volte detto che il ruolo delle mafie cinesi è di primo piano, perché questa considerazione?
Le triadi cinesi si sono continuamente evolute fino a diventare delle vere e proprie holding del riciclaggio. Possiedono tecnologie avanzatissime che vanno da software utilizzati nel mercato della cripto-fonia fino alle tecnologie utilizzabili nel dark web (nei mercati online per traffici illeciti) e online (in quelli leciti). Più volte ho detto di come i clan della ‘ndrangheta utilizzino reti clandestine cinesi per riciclare e spostare milioni di euro in tutto il mondo. La criminalità cinese oggi ha rapporti con la ‘ndrangheta, la camorra, Cosa Nostra e persino con le mafie pugliesi. Ha la capacità di relazionarsi anche con esponenti di gruppi criminali stranieri albanesi e nigeriani. Questo le rende rispettate e convenienti in ambito criminale.
Alla luce di quanto abbiamo detto sino ad ora, cosa possiamo fare affinché la situazione in atto non si aggravi ulteriormente?
Come ho sempre detto e continuo a ripetere da anni ormai, per contrastare efficacemente queste nuove mafie occorre affinare le strategie di contrasto portandone a un livello transnazionale. Queste organizzazioni criminali di cui abbiamo discusso hanno nel loro patrimonio genetico la capacità di adattamento alla variabilità dei contesti territoriali in cui operano. Hanno un importante tessuto di relazioni anche a livello sovranazionale. I singoli Stati, l’Unione Europea, la Comunità Internazionale, purtroppo, non seguono il passo di queste continue trasformazioni mafiose. In questo momento storico in atto non siamo sufficientemente preparati in termini di modernità delle indagini e non abbiamo strategie di contrasto realmente efficaci. Su questi aspetti occorrerà lavorare tanto e bisognerà agire nel più breve termine possibile prima che queste organizzazioni criminali diventino invincibili.
Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti- Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro ordinario dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.