Nuovi dati confermano l’efficacia a lungo termine di fremanezumab, un anticorpo monoclonale utilizzato nella prevenzione degli attacchi di emicrania cronici ed episodici. A evidenziarlo sono i risultati di un ampio studio condotto in diversi Paesi europei e basato su dati tratti dalla vita reale dei pazienti, ovvero attraverso cartelle cliniche e registri, che è stato presentato all’11/mo Congresso dell’Accademia Europea di Neurologia (Ean 2025) a Helsinki.
Lo studio Pearl, durato 24 mesi, ha coinvolto 1.140 pazienti adulti di diverse etnie, con diagnosi di emicrania e in maggioranza donne (87%). Il 33% dei partecipanti era affetto da emicrania episodica, mentre il 66,9% soffriva di forma cronica .L’obiettivo principale dello studio era valutare la riduzione di almeno il 50% dei giorni mensili di emicrania entro i primi sei mesi di trattamento. I risultati hanno mostrato che questo beneficio non solo è stato raggiunto da una buona parte dei pazienti, ma si è mantenuto nel tempo: il 66% di chi aveva emicrania episodica ha conservato la risposta per tutti i 24 mesi, così come il 51,6% dei pazienti con emicrania cronica.
L’aderenza al trattamento con iniezioni sottocutanee mensili o trimestrali si è confermata elevata (il 90%). Inoltre, il 75% dei partecipanti (854 su 1.129) ha completato il follow-up previsto. I pazienti hanno riportato una riduzione della frequenza, durata e intensità degli attacchi, e di conseguenza hanno migliorato la qualità della vita.
“Negli ultimi due anni, abbiamo osservato il mantenimento dei benefici di fremanezumab nella profilassi dell’emicrania eil suo impatto positivo sugli esiti clinici”, afferma Messoud Ashina, direttore dello Human Migraine Research Unit presso il Danish Headache Center and Department of Neurology. “Questi risultati supportano strategie preventive a lungo termine per pazienti con hanno un impatto elevato della malattia”, commenta Pinar Kokturk di Teva, vice president e Headof Medical Affairs Europe di Teva.