L’ex primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu sono stati assolti ”perché il fatto non sussiste” dall’accusa di maltrattamenti e abusi nel reparto di Ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, di cui sarebbe rimasta vittima anche Sara Pedri, la ginecologa di Forlì scomparsa nel marzo 2021 e mai più ritrovata.
Per i due medici l’accusa aveva chiesto una pena di oltre quattro anni e nel processo si erano costituite 21 parti civili, tra cui la madre e la sorella di Sara Pedri, convinte che la congiunta si sia tolta la vita per le vessazioni che era stata costretta a subire lungamente nel reparto guidato all’epoca da Tateo e Mereu.
L’auto e il cellulare della 31enne ginecologa forlivese vennero ritrovati il 4 marzo 2021 su un ponte lungo la strada che da Cles, dove abitava, porta a Trento, ma di lei da quel giorno non si sono avute più tracce.
Per Emanuela Pedri, sorella di Sara, “il risultato del procedimento non stupisce, perché manca una legge che disciplini in modo chiaro il reato di mobbing. L’opinione che mi sono fatta in merito a quanto prodotto dal processo è che i fatti siano successi, ma se uso il reato di maltrattamenti partendo dall’ambiente familiare e non lavorativo decade tutto”, ha detto.
Originaria di Forlì, Sara Pedri era arrivata in Trentino per dedicarsi alla procreazione assistita. Dopo aver preso servizio a Trento, il 16 novembre del 2020, secondo quanto affermato in più occasioni dai famigliari, aveva iniziato a mostrare i segni di un grave disagio, caratterizzato da perdita di peso e stress da lavoro. Dal 4 marzo del 2021 – il giorno successivo alle sue dimissioni – si sono perse le sue tracce.