Mark Samson, il 23enne accusato dell’omicidio di Ilaria Sula reo confesso ha scritto e inviato dal carcere una lettera alla famiglia della ragazza con cui chiede perdono per il suo gesto. Secondo quanto si apprende, il ragazzo di 23 anni, di origini filippine, agli arresti nel carcere romano di Regina Coeli, è controllato a vista per il timore che possa compiere atti di autolesionismo.
“Sono Mark Samson e scrivo dalla mia cella dove resterò per svariati anni. Ogni giorno penso all’atroce delitto che ho commesso e non so che cosa dire ma soprattutto non so cosa mi sia accaduto. E’ banale chiedere le scuse per il dolore che ho arrecato, ma voglio chiedere scusa a Ilaria e non l’ho rispettata quando lei mi ha voluto lasciare”.
Si legge nella lettera, mostrata stasera al Tg1. “Sono impazzito di dolore e ho perso il controllo – ha scritto Samson -. Sono consapevole del fatto che nulla di quello che oggi posso dire o fare potrà in minima parte lenire il dolore della famiglia. Non sto cercando di diminuire le mie responsabilità o di sfuggire alle conseguenze del mio gesto. Sono pronto a pagare le mie colpe senza nessuna scusante. M.S.”.
La risposta dei genitori di Ilaria
La lettera non cancella l’atrocità di quanto commesso secondo i familiari di Ilaria Sula che tramite il proprio legale, Giuseppe Sforza, risponde al ragazzo. “Il testo di questa lettera – dice l’avvocato – sembra rappresentare una manifestazione di se stesso, senza nessuna reale attenzione all’enormità del gesto. Libertà per ognuno di scrivere, libertà però per i genitori di Ilaria, per tutta la famiglia, per suo fratello e per tutti, di non accettare queste scuse”.
Le indagini
Arriveranno dalla perizia disposta dalla Procura di Roma sui device di Ilaria e il cellulare di Mark Samson ulteriori elementi al già “granitico” impianto accusatorio a carico del 23enne reo confesso del femminicidio della studentessa originaria di Terni e l’assunzione di responsabilità, per quanto riguarda il concorso nell’occultamento del cadavere, da parte della madre del giovane.
Restano, comunque, da chiarire alcuni aspetti su quanto avvenuto dopo la scomparsa della giovane, il 25 marzo scorso. La versione fornita agli inquirenti dall’indagato presenta aspetti che non convincono e fondamentale potrebbe risultare l‘analisi del tablet e del pc sequestrato nell’abitazione di Sula e dello smartphone di Samson.
L’obiettivo è verificare le comunicazioni intercorse tra i due nelle ore precedenti all’omicidio e che il giovane colloca nella mattina del 26 marzo.
La laurea e gli esami mai dati
Nella ricostruzione fornita agli inquirenti, il 23enne ha tirato in ballo anche una questione legata al suo corso di laurea in architettura. La situazione tra lui e Ilaria, a suo dire, è cambiata quando la ragazza gli ha chiesto, circa tre mesi fa, di prendere visione dei voti degli esami universitari. Mentre i genitori di Mark Samson e la fidanzata, Ilaria, sapevano che era prossimo alla laurea, in realtà il giovane aveva dato un solo esame e aveva chiesto il ritiro dal piano di studi. E’ quando sarebbe emerso, secondo quanto scrive LaPresse, dalle indagini sul libretto universitario elettronico acquisito dagli investigatori che indagano sul femminicidio di Ilaria Sula
Sul punto il gip afferma che Samson ha parlato di problemi psicologici legati ai risultati negli studi. “Ha riferito – aggiunge il giudice – che questo ha sempre rappresentato un grosso problema, quasi un trauma, sin da quando frequentava la scuola elementare. Ha sempre avuto un’ansia di prestazione specialmente nei confronti dei genitori”.
Le telecamere non hanno ripreso tutto
Mark Samson si è disfatto del cadavere della ex fidanzata Ilaria Sula con un complice, forse una persona di famiglia di sesso maschile. Ne sono convinti gli investigatori che stanno ricostruendo il femminicidio della studentessa universitaria di 22 anni, residente a Terni.
Secondo quanto apprende LaPresse, il killer di Ilaria, dopo averla accoltellata a morte nell’appartamento di via Homs nel quartiere africano a Roma, sarebbe stato aiutato da una persona per trasportare il corpo della vittima dentro l’automobile, con cui poi l’ha portata fino alla piazzola del monte Guadagnolo, nel comune di Capranica Prenestina, per poi gettarla nella scarpata.
Le telecamere di via Homs, nel quartiere Africano, tuttavia non avrebbero cristallizzato il momento nel quale Mark Samson carica il cadavere della ragazza in auto da solo o con l’aiuto di complici. Per una settimana gli investigatori hanno lavorato giorno e notte per tentare di acquisire un filmato utile a cristallizzare l’evento ma, al momento, non ci sarebbero riusciti.
La madre di Mark è stata indagata per concorso in occultamento di cadavere per aver ripulito la scena del crimine. Date le precarie condizioni di salute della donna gli investigatori ritengono improbabile che oltre ad aver pulito le tracce di sangue possa aver aiutato il figlio a trasportare in corpo fuori dall’abitazione.